VIDEO | La crisi energetica mette a dura prova la sopravvivenza e il futuro di numerose attività, così il presidente del CdA del Consorzio Termale “Acque Sante” di Locri Alberto Romano chiede l’intervento delle istituzioni
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Il caro energia continua a pesare sulle tasche delle famiglie italiane e sulle diverse imprese che, messe spalle al muro dalle ingenti spese da affrontare, faticano a progettare un futuro in linea con le proprie ambizioni. Un problema con cui devono fare i conti inevitabilmente anche i centri termali, come lo stabilimento “Acque Sante” di Antonimina, uno dei più importanti in Calabria, la cui attività è già limitata a 6 mesi nel corso di tutto l’anno.
«Noi vorremmo poter destagionalizzare la nostra attività, ma la realtà purtroppo è che con la situazione attuale facciamo fatica anche a concludere la stagione in corso». Così ha commentato amaramente l’avvocato Alberto Romano, presidente del CdA del Consorzio Termale “Acque Sante” Antonimina Locri.
L’aumento in bolletta è considerevole ed è reso insostenibile da impianti ormai obsoleti e che, oltre a malfunzionamenti, comportano un notevole consumo energetico: «Mi vergogno di fare questa affermazione nel 2022, però le caldaie che vengono utilizzate e che sono necessarie per il funzionamento dell’attività termale funzionano a gasolio. Ciò è in controtendenza anche con gli indirizzi che arrivano dalla Comunità Europea di puntare sulle energie rinnovabili».
Un problema a cui il consorzio termale sta provando negli ultimi anni a dare una soluzione concreta, lavorando dapprima alla redazione di un progetto di efficientamento energetico e poi alla possibilità di ottenere dei fondi per realizzarlo, portando la questione anche all’attenzione del governo. «Una possibilità ci sarebbe e lo abbiamo fatto presente in più sedi - ha spiegato Romano - ovvero quella di estendere il beneficio fiscale del Superbonus 110% anche ai soggetti gestori di impianti termali».
I soggetti beneficiari dell’agevolazione fiscale, infatti, sono ad oggi le organizzazioni non lucrative di utilità sociale che svolgono attività di prestazione di servizi socio-sanitari e assistenziali, in possesso di immobili rientranti nelle categorie catastali B/1 (collegi, orfanotrofi, conventi, seminari, ricoveri, ospizi caserme), B/2 (ospedali e case di cura senza fini di lucro) e D/4 (ospedali e case di cura con fini di lucro).
«Il centro termale è un soggetto catastalmente inquadrato come D/4, ma nell’elenco dei beneficiari gli stabilimenti termali paradossalmente non compaiono. Sin dal 2020 quel provvedimento non ha tenuto in considerazione questo tipo di strutture» ha sottolineato l'avvocato Romano. Parte quindi nel febbraio del 2022 un’iniziativa parlamentare promossa dalla Rete delle Terme Storiche di Calabria su impulso del consorzio termale di Antonimina; una proposta di emendamento fatta propria dal senatore Giuseppe Auddino con il fine di permettere agli stabilimenti termali di tutto il territorio nazionale di rientrare all’interno dell’elenco dei soggetti beneficiari.
«La proposta di emendamento è stato presentata in Senato nell’aprile 2022 ma purtroppo non è mai stata discussa» ha spiegato l'avvocato. «La misura del Superbonus 110% è stata infatti a più riprese osteggiata dal governo Draghi con conseguenti rallentamenti che hanno di fatto congelato quella proposta. Una proposta di emendamento finalizzata ad incentivare le opere di riqualificazione delle strutture termali, consentendo validi interventi di rigenerazione del territorio anche dal punto di vista urbano e sociale».
«Ci avrebbe inoltre permesso - ha aggiunto Romano - di fare realmente programmazione e di avere dei riscontri inerenti all’attività del turismo termale. Oggi, di fatto, si è solo valutata e valorizzata esclusivamente l’attività sanitaria ma non si è mai parlato di turismo termale, un turismo che darebbe un grande sviluppo economico e sociale a tutto il territorio».
In conclusione, il presidente del CdA del consorzio termale “Acque Sante” ha lanciato un appello alle istituzioni: «Chiediamo solamente una vicinanza ed un intervento per la soluzione immediata della problematica; che sia la Città Metropolitana, che sia la Regione o il nuovo governo occorrono delle misure risolutive perché non possiamo più continuare a lavorare con l’allarme del caro bollette».