Catanzaro Un'altra scure si abbatte su Fondazione Campanella, che potrebbe avere le ore contate. E questa volta, nonostante gli incontri interlocutori tra Regione e Governo per salvare il polo oncologico di Germaneto, potrebbe non esserci alcuna via di uscita. Al Tribunale fallimentare di Catanzaro è arrivata la richiesta di fallimento per la Campanella  da parte della Procura del capoluogo, una decisione obbligata, visti gli esiti dell'inchiesta in corso sulla Fondazione che coinvolge dieci indagati per false comunicazioni sociali. Le indagini hanno svelato il dissesto economico in cui versa la Campanella, debitrice a questo punto anche nei confronti della Regione Calabria, ente erogatore dei contributi che ne consente la sopravvivenza. I bilanci non corrispondenti al vero per svariati milioni di euro, i documenti contabili  alterati con cifre da capogiro, ingannando il pubblico, in primis la Regione Calabria hanno portato i sostituti procuratori della Repubblica di Catanzaro  Gerardo Dominijanni e Graziella Viscomi contitolari delle indagini ad inviare gli avvisi a comparire come persone sottoposte ad indagini  a carico del Consiglio di amministrazione,  presidenti pro tempore i revisori dei conti. Si tratta dell'avvocato Anselmo Torchia e Paolo Falzea sotto accusa in qualità di presidenti pro tempore della Fondazione, Manlio De Pasquale, Oscar Tamburrini, Giovanni Mosca, Ferdinando Salvatore Cosco,Elio Scaramuzzino, componenti il Cda, Francesco Muraca, Franco Scarpino revisori dei conti  e Giovanna Natale. Secondo i magistrati le voci relative alle prestazioni e al personale utilizzato dalle unità operative con l'Azienda Mater Domini e con l'Università Magna Graecia venivano falsamente contabilizzate al passivo,  anzi non venivano contabilizzate affatto, con una serie di omissioni nelle note integrative che formano il bilancio, alterando in modo sensibile la situazione economica, finanziaria e patrimoniale della Campanella. Operazioni consapevoli, secondo la Procura, e non frutto di un mero errore.  Presunti reati che si sarebbero reiterati nel tempo, dal 2008 al 2011 e che secondo le ipotesi accusatorie avrebbero avvantaggiato ingiustamente non solo Fondazione Campanella, soggetto giuridico senza scopo di lucro, ma l'intero Cda, presidenti compresi. Sarebbero stati iscritti un importo a debito di oltre un ilioneseicentoquarantacinquemila euro per debiti verso l'università Magna Graecia in realtà inesistenti e un importo a debito pari a 4.321.243,62 euro per riaddebito di costi per assistenza di apparecchiature in comune, costi di prestazione di biochimica e di medicina nucleare riferiti all'azienda ospedaliera Mater Domini. E tanti altri importi a debito anche per consumi idrici e riscaldamento riaddebitati dall'Università del capoluogo. Dalle scritture contabili emergerebbe anche l'occultamento di utili, un meccanismo che avrebbe tratto in inganno non solo la Regione ma i destinatari di tutte le prestazioni effettuate.