VIDEO | La nuova stretta avvilisce gli esercenti che dovranno chiudere da lunedì e che confidavano nella settimana di Pasqua. Ennesimo colpo inferto a un tessuto produttivo che la pandemia sta ulteriormente frammentando (ASCOLTA L'AUDIO)
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«Morire di Covid e morire di fame, ecco cosa resta per noi in questo momento». Sono avviliti alcuni commercianti del corso Garibaldi di Reggio Calabria, via principale della città, costretti a chiudere da lunedì per via dell’aumento dell’indice di contagio e dei conseguenti provvedimenti che hanno riguardato anche la nostra regione diventata zona rossa. Questo atteso inizio di primavera e la Pasqua, infatti, non rappresenteranno anche per i commercianti calabresi quella boccata di ossigeno di cui ci sarebbe stato tanto bisogno.
«Non era necessario chiudere tutta la regione, ma solo i centri più colpiti», dicono molti commercianti che percepiscono la misura come particolarmente .
Si tratta dell’ennesimo colpo inferto in un quadro già gravato da uno stop and go repentino per nulla correlato alle spese, compreso il canone di affitto commerciale, che restano da pagare, ai ristori insufficienti, ad una cassa integrazione che sostiene solo in parte l’assenza di un lavoro che continua a procedere a singhiozzo.
«Ci resta solo il fallimento. Prevediamo un impatto devastante», queste le considerazioni più diffuse. Il tutto in un contesto che già prima di questo drammatico frangente pandemico era stato particolarmente colpito da crisi delle vendite e quindi anche dell’occupazione. «Nel 2008 avevo otto dipendenti, ora ne ho due che in questo frangente pandemico sono pure troppi», dichiara uno storico esercente reggino.
Carenza di controlli e cittadini non sempre ligi alle regole e non osservanti delle accortezze, che ad oggi dovrebbero già essere assurte ad abitudini, sono state anche tra le considerazioni raccolte. Un crogiuolo di cause, insomma, alla base di questo nuovo e particolarmente preoccupante blocco per molti esercizi commerciali.
Sui tempi, poi, nei quali le misure di sostegno al reddito e alle imprese siano diventate effettiva liquidità nelle tasche di esercenti e di chi lavora, ci sarebbe da aprire un altro capitolo. «Ritardi ce ne sono stato tanti e data la complessità dei parametri non sappiamo se rientreremo per quelli previsti nel nuovo decreto».
Incertezza e preoccupazione anche perché molti sono gli esercenti che si sentono abbandonati, senza qualcuno che li tuteli e che sensibilizzi anche i cittadini ad acquistare in strada piuttosto che on line, specie in questo momento di grande difficoltà.
Oggi molta è la rabbia che resta anche silente, tanta la stanchezza, mentre il corso Garibaldi di Reggio, si prepara alla zona rossa anche con qualche fila dentro e fuori dai negozi che, nonostante gli assortimenti procurati in vista delle feste pasquali, dovranno comunque chiudere da lunedì.A ciò si aggiunge anche la difficoltà di programmare il dopo. In tilt organizzazione e ordini, con merce acquistate e arrivata che non passa proprio per le vetrine e va direttamente in magazzino. «Oggi dovrei avere già l’idea di ciò che sarà a settembre, ottobre, novembre. Non riesco ad averla».
Pratiche le questioni poste che restano in attesa di risposte risolutive. Ciò che si chiede è di poter lavorare. «Siamo imprenditori e sappiamo che non tutte le esigenze possono essere soddisfatte dallo Stato. Chiediamo solo di essere messi nelle condizioni di poter lavorare come abbiamo sempre fatto».