Il commissario straordinario annuncia la conclusione del processo che ha portato i precari ad avere un impiego stabile, anche se part time. Resta da risolvere la questione degli oneri previdenziali che gli interessati non hanno mai potuto cumulare
Tutti gli articoli di Economia e lavoro
PHOTO
Da precari a lavoratori con diritti e doveri riconosciuti e messi nero su bianco. Da ex Lsu-Lpu a dipendenti stabilizzati di Calabria verde, l'azienda in house della Regione Calabria nella quale sono state inglobato le Afor e le Comunità montane.
La notizia è stata data direttamente dal commissario straordinario Aloisio Mariggiò al presidente della regione Mario Oliverio in una missiva in cui, appunto, si annuncia l'avvenuta «trasmissione degli ultimi contratti».
Per 203 precari, dunque, si conclude così un periodo difficile, difficile, in realtà anche per lo stesso Mariggiò: «L'iter procedimentale seguito - scrive infatti - non è stato facile, essendosi dovute conciliare le esigenze economiche ed amministrative dell'Azienda e le aspettative di un consistente numero di lavoratori che, da anni, vedevano calpestata la loro dignità. Quasi tutti, da circa 20 anni, in conseguenza di scriteriate scelte, erano immersi nell'atavico fenomeno del precariato, con remunerazioni ridicole che non consentivano loro di soddisfare i bisogni materiali della vita. Ad ognuno, tra l'altro, era preclusa la possibilità di cumulare oneri previdenziali. Cosa, quest'ultima, nel 2019, assurda».
Non nascondendo la soddisfazione per l'importante traguardo raggiunto, Mariggiò non manca di ringraziare le forze sindacali che «hanno consentito il raggiungimento di difficili compromessi, quali quello di far accettare a non pochi lavoratori una categoria di livello inferiore rispetto a quella di inquadramento originario. Adesso - conclude il commissario straordinario di Calabria Verde - si dovrà guardare al futuro con due obiettivi. Il primo è quello che a questi lavoratori, oggi ancora con un part time, venga assicurato un maggiore numero di ore. Il secondo, che si pensi a qualcosa che consenta il recupero di almeno parte dei contributi previdenziali che sarebbero loro spettati se considerati, sin dall'inizio del loro percorso, lavoratori "normali". L'auspicio è che in futuro non si debbano più vedere piangere dipendenti, con tre o quattro familiari a carico, in profonda difficoltà per non aver potuto soddisfare esigenze primarie dei loro figli».