«Presentatevi, siamo pronti ad assumervi». Lasciano tutto ma il posto di lavoro non c’è

VIDEO | L’incredibile storia dei 15 vincitori del concorso per operatori socio sanitari che hanno ricevuto dall’Asp di Reggio Calabria il telegramma che li invitava a sottoscrivere il contratto a tempo indeterminato. Molti di loro lavoravano come precari in altre regioni, padri e madri di famiglia che si sono licenziati e ora non hanno un reddito su cui poter contare. Le loro testimonianze e la spiegazione del dirigente sanitario

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di Cristina Iannuzzi
19 settembre 2019
19:04
I lavoratori beffati
I lavoratori beffati

Hanno vinto un concorso per operatori socio sanitari e hanno atteso due anni che il sogno di un impiego fisso diventasse realtà. Poi, alcuni mesi fa, ricevono l’atteso telegramma: presentatevi per accettare l’assunzione a tempo indeterminato nelle strutture ospedaliere dell’Azienda sanitaria provinciale di Reggio Calabria. Così, hanno sistemato le loro cose, si sono licenziati dal vecchio posto di lavoro precario (per chi ce l’aveva) e con le ali ai piedi si sono precipitati in Calabria. Ma il giorno in cui devono firmare il contratto, per i 15 vincitori del concorso arriva l’amara sorpresa: «I contratti non ci sono, manca l’autorizzazione del commissario Cotticelli, senza la quale non si può procedere».

 


Succedeva il 6 settembre. Dopo quasi due settimane ancora non si è mossa foglia. Ovvia l’incredulità e lo sconforto dei 15, tra padri e madri di famiglia, che ritenendo di voltare pagina, hanno lasciato il loro precedente impiego, non potendo immaginare di trovarsi invece sospesi in un limbo, senza una fonte di reddito e senza alcuna garanzia per il presente ed il futuro.
E così oggi si sono presentati davanti alla sede della Direzione generale dell’Asp di Reggio Calabria – peraltro commissariata per mafia - per chiedere spiegazioni e sperare di ricevere rassicurazioni. Che, a conti fatti, non arrivano. Ricevuti dalla direzione sanitaria, ottengono solo la «massima comprensione» da parte del facente funzioni, Domenico Forte, che però più volte puntualizza come la decisione di dimettersi dal precedente lavoro fosse stata affrettata, non essendo – a suo dire – sollecitata da alcuno in concomitanza all’accettazione della nuova assunzione. Ad ogni modo lo stesso direttore sanitario pro tempore conferma di avere sollecitato il commissario ad acta al Piano di rientro dal deficit sanitario affinché autorizzi i contratti.

 

Una situazione surreale che non fa dormire sonni tranquilli agli operatori sanitari che in vista del nuovo lavoro avevano già preso casa in prossimità dei luoghi di lavoro. Persino la destinazione era stata loro comunicata: sei a Locri, uno a Melito Porto Salvo, due a Oppido Mamertina e sei a Polistena.
Al presidio spontaneo, che presto – fanno sapere – si potrebbe trasformare in occupazione permanente, c’è anche il padre di un vincitore di concorso: «Mio figlio ha due bambini. Il più piccolo ha appena quaranta giorni, l’altro 2 anni, che ne sarà di loro?».
Le storie sono simili. Anni di studi, di specializzazione, di gavetta in strutture sanitarie private e poi l’ambito concorso nel 2017. L’idoneità e due anni di attesa prima che arrivi il grande giorno: su un telegramma la convocazione per la firma che vale una vita. Dei venti selezionati, danno la loro disponibilità in quindici. Si presentano tutti quel giorno. E a tutti quel giorno viene comunicato un rinvio a data da destinarsi. Oggi sono inoccupati a tutti gli effetti. E, da inoccupati e beffati, hanno deciso di presidiare l’Asp in attesa di risposte. E mentre presidiano e aspettano, arriva la Digos…

Giornalista
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