Lavoratori a casa e pazienti trasferiti: l'Asp dispone la chiusura di Villa orchidea

VIDEO | Il provvedimento nei confronti della struttura di assistenza psichiatrica di Reggio Calabria. La rabbia di dipendenti e sindacati: «Promesse non mantenute. Ci hanno preso in giro»

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di Angela  Panzera
15 maggio 2019
15:23

Doveva essere una giornata “normale” quella per i 17 lavoratori e i 12 degenti di “Villa orchidea”, struttura di assistenza psichiatrica a Reggio Calabria, ma in tarda mattinata l’Asp ha comunicato - e organizzato in fretta e furia - il trasferimento dei pazienti. Da poco era terminata un’assemblea sindacale da parte dei lavoratori, ex dipendenti della cooperativa “Coossel” , che è fallita nei mesi scorsi, e all’improvviso gli stessi hanno visto giungere in via vallone Petrara i pulmini di altre cooperative e strutture per “prelevare” i degenti, lasciando tutti sotto shock.

 


I malati infatti, avevano trovato in questa struttura - che opera da anni sul territorio - una famiglia e oggi a causa della decisione della terna commissariale sono stati divisi e allontanati. Si tratta di persone gravemente malate che con i “compagni” di degenza avevano intrecciato rapporti affettivi e un legame speciale. Oggi, però non hanno potuto fare altro che preparare le valigie. Sconcerto anche per i 17 lavoratori che dal marzo scorso erano stati rassicurati dalla stessa Asp di via Diana in merito al proprio futuro. In questo mese e mezzo infatti, hanno continuato a lavorare gratuitamente e persino hanno provveduto, di tasca propria, a effettuare le spese di vitto per gli ospiti. Erano convinti che a breve, l’azienda sanitaria provinciale mantenesse fede alle proprie promesse ossia a stipulare i contratti di lavoro. Niente da fare. Oggi la decisione è piovuta come un fulmine a ciel sereno.

 

«Ci hanno preso in giro - dice alla nostra testata un lavoratore - ci hanno buttato in mezzo ad una strada e la cosa più grave è che hanno preso i nostri degenti e come “pacchi” li hanno spostati». Increduli anche i rappresentanti delle sigle sindacali. «Questo è il modo in cui lo Stato ripaga i nostri lavoratori? – si chiede Francesco Callea, segretario generale della Cgil funzione pubblica di Reggio Calabria. È un’indecenza. Ma noi non staremo con le mani in mano. Porteremo questa battaglia dinanzi a tutte le Istituzioni perché gli operatori, dopo tutti i sacrifici che hanno compiuto, non possono essere trattati così».

 

Sulla stessa lunghezza d’onda anche Giuseppe Rubino, segretario generale aggiunto Cisl funzione pubblica. «I lavoratori avevano creduto alle promesse delle Istituzioni e oggi la loro dignità è stata calpestata-ha dichiarato- così come quella dei degenti e delle loro famiglie. Non ci fermeremo qui. Adesso tutti devono dare una spiegazione in nome della legalità e della trasparenza».

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