Il Sindacato italiano balneari parla di una massiccia partecipazione in tutta la regione ma nessun disagio per i clienti: «Andiamo avanti o il 2025 sarà ricordato come l’anno che ha decretato la fine del turismo nel Belpaese»
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Chiusi gli ombrelloni anche in diverse spiagge calabresi di tutta per due ore, ma nessun disagio per i clienti. È quanto afferma in una nota Antonio Giannotti, presidente del Sindacato italiano balneari Calabria. «Abbiamo registrato una massiccia partecipazione in tutta la Calabria allo sciopero degli ombrelloni. Se da una parte i nostri clienti non hanno subito nessun disagio, dall’altra hanno compreso i motivi della protesta manifestando il proprio supporto e la solidarietà, in quanto apprezzano la professionalità e la passione che mettiamo nel nostro lavoro, frutto di anni di esperienza. Hanno dimostrato di aver ben capito, infatti, che la situazione è drammatica e gli imprenditori balneari non hanno certezze per il proprio futuro. Anche i turisti stranieri sono rimasti colpiti da questa iniziativa e i motivi dello sciopero che intende difendere la tradizione di 30.000 imprese balneari italiane e il lavoro di 100.000 addetti diretti che superano il milione con l’indotto”. Molti clienti lo hanno definito lo "sciopero gentile". Tutto si è svolto in completa sicurezza e senza problemi di alcun genere».
I presidenti di Sib e Fiba, Antonio Capacchione e Maurizio Rustignoni, fanno sapere che «a fronte delle indiscrezioni che danno per gli inizi di settembre un provvedimento da parte del Governo la mobilitazione sarà sospesa per cui sono revocate le altre due tappe previste per il 19 agosto (per 4 ore) e il 29 agosto (sei o otto ore). Siamo assolutamente decisi a difendere le nostre aziende e il nostro lavoro, a tutti i costi. I tempi di attendere sono finiti così come la nostra pazienza. Abbiamo la forza e la perseveranza, oltre all’appoggio di tutta la categoria, per andare avanti fino ad avere regole certe che ci possano consentire di continuare a rappresentare un comparto d’eccellenza della nostra offerta turistica, invidiata e, soprattutto, copiata dagli altri Paesi. Diversamente il 2025 sarà ricordato come l’anno che ha decretato la fine del turismo nel Belpaese».