VIDEO | I lavoratori dello spettacolo si sono riuniti per protestare contro le ultime misure varate dal Governo per contenere la diffusione del contagio. Accanto a loro una delegazione di Fratelli d’Italia
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Una manifestazione spontanea, nata sui social e rivolta a tutti gli operatori economici danneggiati dalle nuove misure varate dal Governo. E così questa mattina in piazza Martiri d’Ungheria si sono presentati solo i lavoratori dello spettacolo. Al loro fianco nessuna bandiera che rappresentasse le categorie produttive. A dar loro manforte solo una nutrita delegazione di Fratelli d'Italia, con la vicepresidente provinciale Maddalena Basile che ha voluto così esprimere vicinanza e solidarietà. «Vibo è una delle ultime province d’Italia, con questa chiusura ammazziamo la già fragile economia del territorio. Ci auguriamo che Conte possa rivedere il Dpcm, perché «non è giusto che a pagare siano solo alcune categorie produttive. Il Governo avrebbe dovuto organizzare una rete di protezione sanitaria – prosegue -. Avrebbe dovuto mettere in sicurezza i trasporti e avrebbe dovuto proteggere la popolazione più fragile».
In un piazza cinturata dalle forze dell'ordine, gli artisti hanno manifestato il loro dissenso per un decreto che penalizza una categoria già messa a dura prova dal primo lockdown e che ora rischia di non rialzarsi più.
Promotore del sit-in Massimo Cappuccio, illusionista. «Ci siamo fermati lo scorso anno. Siamo stati gli ultimi a ripartire. E adesso le poche date racimolate per il mese di novembre sono saltate». Accanto a lui Emanuele Bonaventura, artista di professione. Lui che auspicava l'apertura del nuovo teatro, opera attesa da anni a Vibo Valentia. «L’amministrazione è stata lungimirante – ironizza – non ha neppure terminato i lavori del nuovo teatro, così non si è dovuta preoccupare di chiuderlo». Sorride amareggiato e spera in un cambio di rotta: «Bisogna riaprire i teatri, i cinema. Il virus si può combattere anche senza paralizzare l’economia» conclude.
«Perché – si domanda Emanuela Minasi titolare di una ludoteca – il Governo non ha inviato l'esercito affinché controllasse che tutti rispettassero le direttive? Bastava seguire semplici ma efficaci regole. E invece atteggiamenti superficiali hanno vanificato i nostri sforzi. A alla fine a pagare siamo sempre noi, che adesso rischiamo di non rialzarci più». Lei che come tutti gli altri operatori economici aveva messo il suo locale a norma: «Abbiamo lavorato tre mesi col fiato sul collo, ci siamo dati da fare, la voglia di ripartire era tanta. Tutti i nostri sforzi non sono serviti a niente. Volevamo solo lavorare, come tutti del resto».