Numeri, tabelle, cifre e una dettagliata e lunghissima relazione che, purtroppo, mette la Calabria e la gestione dei fondi europei nell’occhio del ciclone. È stata pubblicata la relazione della Corte dei Conti sulla spesa dei fondi UE in Italia ed i dati che emergono sono decisamente sconfortanti: rispetto al quadro nazionale, i giudici di viale Mazzini scrivono nero su bianco che l’incremento pesa per via della Regione Calabria, che fa registrare 91 casi complessivi di infrazioni o frodi rispetto ai 155 nazionali, ben più della metà. I giudici contabili, inoltre, scendono nello specifico su una serie di opere e irregolarità che riguardano spese derubricate, irregolarità nelle percezioni dei fondi, mancati controlli e soprattutto un allarme importante sulla spesa, che viene messa a forte rischio dai ritardi.

Fondi UE, le maggiori irregolarità rilevate in Calabria

L’analisi della Corte dei Conti, è bene ricordarlo, prende in esame la spesa e la certificazione dei fondi europei nelle regioni italiane, i vari Piani Operativi Regionali come il multifondo Por Fesr della Regione Calabria o il Psr in agricoltura, e i piani nazionali, come i Piani Operativi Nazionali, dal PON Reti e Infrastrutture al Pon Gov e via discorrendo.

Dalla lettura dei dati emerge che, rispetto ai dati forniti nella precedente relazione, per l’anno di comunicazione 2020 primo semestre, il numero dei casi e l’importo irregolare per i Fondi strutturali è aumentato considerevolmente passando rispettivamente da 22 a 155 casi e da circa 30,9 milioni di euro a circa 73,9 milioni di euro. Tale segnalazione pesa nello specifico sulla Regione Calabria, spiega la relazione, che è passata da 1 sola segnalazione a 91 casi complessivi e riguardanti soprattutto le irregolarità riferibili alla Programmazione 2014-2020, unendo Por Fesr e Psr.

Questi dati sono importanti perché, principalmente, sono spese che vanno a pesare principalmente sulle spalle della collettività: nel momento in cui una spesa viene rilevata come irregolare o addirittura fraudolenta, la Commissione Europea la stralcia e non la rimborsa e resta interamente sulle spalle delle casse nazionali o regionali.

«Si rileva – prosegue la relazione – che nell’anno di comunicazione 2020 il Por con gli importi più elevati è quello della Regione Calabria, con una spesa irregolare di circa 27,4 milioni di euro per il Fesr e di 6,5 milioni per il Fesr. Delle 139 segnalazioni complessive indicate, ben 126 risultano decertificate e di conseguenza non incidono più sul bilancio dell’Unione, ma ricadono sull’erario nazionale». Tante irregolarità riguardano anche la vecchia programmazione, la 2007-13, che pur essendo conclusa continua a registrare problemi nella rendicontazione. Le stesse rilevazioni vengono fatte per le comunicazioni di giugno 2021, in cui si rileva che «il maggior numero di segnalazioni e di importi irregolari sono presenti nel POR Calabria, rispettivamente con 15 casi e 12,6 milioni di euro da recuperare. I casi risultano così ripartiti, secondo la tipologia di irregolarità: 5 casi per violazione in materia di appalti; 9 casi per operazione non ammissibile ai sensi del Reg 1303/2012; art. 65 par. 6485; 1 caso per attuazione incompleta dell’operazione».

Fondi Ue, in Calabria 60 milioni da recuperare

I giudici contabili di viale Mazzini si soffermano poi sulle spese da recuperare: si tratta di quelle cifre che non vengono certificate e che quindi l’Unione Europea non rimborsa. In questa speciale classifica spicca la Regione Sicilia, con 80,7 milioni di euro da recuperare, seguita dalla Regione Calabria con 60,5.

Le cifre, secondo la Corte dei Conti, riguardano principalmente il Fondo Sociale Europeo e la Politica Agricola Comune, sulla quale viene invece rilevata una problematica rilevante a proposito di Arcea, l’organismo pagatore delle erogazioni in agricoltura per la Regione Calabria. Dalla relazione infatti emerge che «è attualmente sotto osservazione e i conti formeranno oggetto di un’ulteriore decisione di liquidazione»: per l’anno 2020, infatti, i conti di Arcea sono stati definiti “non conformi”, unico caso insieme all’organismo pagatore della Slovacchia tra i 76 organismi totali UE.

Fondi Ue, Arcea nell’occhio del ciclone

La situazione di Arcea è particolarmente complessa, tanto che all’ente viene dedicato un passaggio specifico: secondo la relazione «le principali problematiche dell'organismo pagatore riguardano le gravi carenze del sistema di controllo interno, la conformità ai criteri di accreditamento standard, in special modo per le risorse umane, oltre che l’attività di delega e il controllo e monitoraggio in materia di procedure per i debiti». Il commissario straordinario, nominato nel 2018, ha ricevuto una proroga fino al 31 agosto 2022, ma la Commissione ha spiegato di aver accettato «l’ennesima proroga del piano d’azione correttivo in ragione degli eventi pandemici legati al COVID-19 e solo in via del tutto eccezionale». Vi sono poi nella relazione rilievi importanti riguardo l’organizzazione interna delle strutture che hanno messo a rischio addirittura «il mantenimento dell’Accreditamento UE».

Il rischio, secondo la relazione, è che «qualora la gestione commissariale non dovesse avere successo, l’autorità competente (MIPAF) sarebbe chiamata a valutare le opzioni rimanenti, compresa la revoca dell’accreditamento di Arcea». Sono molti i rilievi effettuati, tra cui il ritardo negli esiti dei controlli di ammissibilità, le debolezze nella registrazione dei dati o ancora la Commissione ha segnalato come siano state ignorate le raccomandazioni della DG Agri per aumentare la riduzione dei rischi. Si sottolinea inoltre che «è assente ogni riferimento all’efficienza del sistema di controllo interno per la verifica delle procedure di appalto pubblico, malgrado la raccomandazione della Dg Agri». I controlli proseguiranno ma la situazione è comunque perennemente sotto osservazione.

Fondi Ue, le conclusioni della Corte dei Conti

La relazione della Corte dei Conti, dunque, è tutto fuorché tranquillizzante. Non tanto e non solo per il numero delle frodi, che paragonato al numero delle operazioni registrate nel complesso dai fondi europei sono comunque esigue, ma per quelle che sono le conclusioni. Secondo i giudici contabili, infatti «l’esiguità delle segnalazioni, infatti, dipende non solo dalla capacità delle Amministrazioni e delle Autorità giudiziarie e di polizia giudiziaria di intercettare i fenomeni di irregolarità e frode, ma anche dalla capacità degli organismi che intervengono lungo la linea del sistema di reporting di presidiare il dato e di circolarizzarlo adeguatamente nel sistema». Un dato, questo, che si lega alle rilevazioni che solo qualche mese fa mosse la Commissione Europea al POR Calabria interrompendo il flusso dei pagamenti: in quel caso, Bruxelles parlò apertamente di «debolezze del sistema di controllo e gestione» delle procedure, problematica che ritorna anche in questa fase.

A questo si legano le preoccupazioni riguardo la capacità di spesa: la sezione calabrese della Corte dei Conti rileva che «alla luce del fatto che la spesa del POR 2014-2020 dovrà essere rendicontata entro giugno 2023, la Sezione non può non rilevare che solo con un incremento di tutto il processo di spesa si potrà scongiurare la perdita di importanti e significative risorse per il sistema economico calabrese».

Nel primo caso, il presidente Occhiuto con una trasferta dalla Commissaria Europea Ferreira e con un importante lavoro degli uffici riuscì a sbloccare la situazione: se si sommano però le difficoltà dei sistemi di controllo e le lentezze nell’attuazione e nella spesa dei progetti, il combinato tra la fine della Programmazione 2014-2020, l’avvio della programmazione 2021-2027 e la progettualità del PNRR appare veramente una montagna troppo ardua da scalare.