L'associazione dei coltivatori: «Occorre pensare al futuro. Si registrano aumenti dei costi che vanno dal +170% dei concimi al +90% dei mangimi, fino al +129% per il gasolio con incrementi delle spese correnti di oltre 15mila euro»
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«È ormai un effetto a catena che si è abbattuto a valanga sulle aziende agricole con rincari per gli acquisti di concimi, imballaggi, gasolio, attrezzi e macchinari che stanno mettendo in crisi i bilanci delle aziende agricole con una grave crisi di liquidità che ovviamente incide sugli investimenti». È quanto si legge in un comunicato stampa di Coldiretti Calabria.
«Più di 1 azienda agricola su 10 - afferma Coldiretti - è in una situazione così critica da portare alla cessazione dell’attività e circa 1/3 del totale si trova comunque costretta in questo momento a lavorare in una condizione di reddito negativo per effetto dell’aumento dei costi. I dati Istat, resi noti in questi giorni -sui prezzi alla produzione dell’industria balzano del 32,8% a febbraio fortemente influenzati dai rincari dell’energia».
L'associazione dei coltivatori sottolinea poi che «nelle campagne si registrano aumenti dei costi che vanno dal +170% dei concimi al +90% dei mangimi al +129% per il gasolio con incrementi dei costi correnti di oltre 15mila euro in media ma con punte, paradossalmente, ancora più elevate per le aziende strutturate. Ad essere più penalizzati con i maggiori incrementi percentuali dei costi correnti sono proprio le coltivazioni di cereali, dal grano al mais, che sono indispensabili a causa dell’esplosione della spesa di gasolio, concimi e sementi e l’incertezza sui prezzi di vendita con le quotazioni in balia delle speculazioni di mercato».
In difficoltà serre e vivai per la produzione di piante, fiori, ma anche verdura e ortaggi che a causa dell'aumento dei costi «rischiano, di aumentare la dipendenza dall’estero per gli approvvigionamenti agroalimentari. Siamo costretti - evidenzia ancora Coldiretti - a importare materie prime agricole a causa dei bassi compensi riconosciuti agli agricoltori che sono stati indotti a ridurre se non annullare la produzione nazionale di mais negli ultimi 10 anni durante i quali è scomparso anche un campo di grano su cinque perché molte industrie per miopia hanno preferito continuare acquistare per anni in modo speculativo sul mercato mondiale, approfittando dei bassi prezzi degli ultimi decenni».
Per l'associzione sono necessari «accordi di filiera tra imprese agricole ed industriali con precisi obiettivi qualitativi e quantitativi e prezzi equi che non scendano mai sotto i costi di produzione come prevede la nuova legge di contrasto alle pratiche sleali. Ma occorre pensare al futuro, allargando gli ettari da coltivare in particolare a grano e mais che in Calabria, da una prima ricognizione, tenendo anche conto della deroga della Commissione Europea agli obblighi Pac sui terreni "a riposo" , possono, al momento, arrivare a quasi 8mila ettari».
«Per aumentare produzione e le rese dei terreni, poi, occorre investire su bacini di accumulo delle acque piovane per combattere gli inevitabili periodi di siccità così come – conclude la nota di Coldiretti - serve anche contrastare seriamente sia l’invasione della fauna selvatica che sta costringendo in molte zone interne all’abbandono nei terreni e sostenere la ricerca pubblica in particolare nelle nostre Università spingendo sull’innovazione tecnologica».