Non c’è pace per i lavoratori del Porto di Gioia Tauro. L’ultima tegola cade loro addosso dalla Medcenter Container Terminal Spa, che gestisce tutti i terminal contenitori dello snodo. La società ha, infatti, reso noto, senza mezzi termini, che, oltre a dover prolungare di un altro anno la cassa integrazione dei lavoratori, se non ci dovessero essere misure d’intervento esterno, per la gestione degli esuberi sarà costretta a lasciare a casa 442 lavoratori.

 

A comunicarlo sono le organizzazioni sindacali Filt-Cgil, Fit-Cisl, UIL-Uiltrasporti, Ugl-Mare e Sul che scrivono direttamente al governatore Oliverio accusando la politica di non essere in grado di fronteggiare una crisi occupazionale e produttiva che va avanti da oltre cinque anni. Poi la richiesta di un incontro urgente per individuare soluzioni adatte ad evitare la messa in mobilità dei lavoratori.

 

Ma le sigle chiedono anche che Oliverio faccia da ponte con la presidenza del Consiglio e i ministeri del ramo affinché si prodighino per adottare forme di tutela dell’occupazione. I sindacati però guardano anche in modo diretto al futuro e vogliono sapere che intenzioni ha il governo in merito allo scalo. Grave, infatti, l’accusa. Secondo le sigle “la politica regionale e nazionale tutta ha volutamente fallito su Gioia Tauro a favore degli altri porti e le Aziende con questo modo di fare hanno avuto la possibilità di sopravvivere sfruttando, in termini di ammortizzatori sociali, le risorse economiche e professionali del territorio senza poter generare politiche di rilancio e di innovazione delle attività produttive”.

 

Poi l’avvertimento: "Se non ci saranno risposte concrete e soprattutto realizzabili in tempi utili, saremo costretti a bloccare la Regione e a organizzare una manifestazione di protesta a Roma, poiché non vogliamo essere complici delle distrazioni politiche e istituzionali che stanno determinando il fallimento del porto di Gioia Tauro e di tutta la sua area industriale".

 

Tiziana Bagnato