L'arte della tessitura e le origini dello storico scialle calabrese: il vancale

Nella provincia di Catanzaro le case si trasformavano in piccoli opifici dove le artigiane, tra trame e orditi, intrecciavano pazientemente i fili. Ecco come è nata la stola tipica della nostra regione

di Redazione
20 settembre 2018
11:16
Il vancale
Il vancale

In Calabria l’arte della tessitura ha radici antichissime, nel secolo scorso in ogni dimora risiedeva un telaio di legno e le madri insegnavano alle figlie, con pazienza e dedizione, i segreti della filatura e del ricamo. Le case si trasformavano in piccoli opifici dove le artigiane, tra trame e orditi, intrecciavano pazientemente i fili. Una delle perle regionali della tessitura è il vancale.

Il vancale

Il vancale è la tipica stola calabrese indossata sia anticamente sui costumi tradizionali, ad esempio sulla “pacchiana”, indumento utilizzato dalle donne per ballare la tarantella, sia al giorno d’oggi, come decoro ornamentale delle abitazioni per coprire le panche (il termine vancale deriva, infatti, da “vanca” ossia panca dove le donne erano solite custodire la loro dote, ovvero il corredo), tavoli e pareti. È una tipo di artigianto praticato soprattutto a Tiriolo, un piccolo paese della provincia di Catanzaro. L’arte tessile arrivò in Calabria dal lontano Oriente ed è un lavoro lungo e abbastanza faticoso, che richiede massima attenzione e precisone. In Calabria di notevole valore è la produzione di arazzi, ricami, merletti, sete e damaschi.


Il materiale e le caratteristiche

Il vancale si realizza con la lana o con la seta. Si contraddistingue per le fasciature trasversali multicolori separate da intramezzi di laminato in oro o argento, su sfondo bianco o nero. Lo scialle può terminare con lunghe frange, è largo quasi due metri. Le artigiane, per intrecciare la trama dell’ordito e impostare colori e disegni, devono ripetere precisi movimenti coordinati di mani e piedi. Per tessere ogni singolo scialle servono dalle dieci alle dodici ore di lavoro, in base alla manualità dell’artigiano. Ancora oggi si realizzano vancali in lana per i mesi invernali, mentre per l’estate viene utilizzata la seta e differenti colori, che vanno a ravvivare il fondo nero.

L’ultima bottega

A Catanzaro si può visitare il Museo dell’arte della seta, situato all’interno della scuola media “G. Mazzini”. Qui sono custodite le testimonianze dell’antica tradizione serica, che rese la provincia catanzarese nota per la lavorazione dei tessuti tra il XIV e il XVII secolo. Il museo conserva i telai e le altre attrezzature necessarie per la lavorazione della seta. L’ultima bottega, che sopravvive in Calabria è a Tiriolo, Tessilart, gestita da un’artigiana che da oltre 20 anni, produce vancali con amore e molta passione. La maestra ha scelto di riprendere le redini dell’artigianato tessile, avvalendosi di antichi telai medievali e di insegnare alle sue allieve le tecniche di filatura tramandate in passato.

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