VIDEO | Il produttore commenta l’inserimento del rosso 1480 nell’elenco del New York Times e racconta una professione che nasce cogliendo a pieno i risvolti antropologici del territorio
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Ancora un riconoscimento internazionale per il nettare degli dei prodotto sulle colline di Nocera Terinese dalla famiglia Odoardi. Il rosso 1480, prodotto nel 2015, è stato collocato dal celebre critico del New York Times Eric Asimov tra i venti migliori vini dal costo inferiore ai venti dollari.
Un attestato prezioso per Gregorio Odoardi che di professione è anche un medico radiologo e che a questo vino ha dato come nome l’anno in cui la sua famiglia dalla Germania approdò in Calabria. Una miscela rossa, «incentrata sull'uva gaglioppo, che è affumicata, tannica e un po' selvaggia, come la Calabria, ma concentrata e deliziosa», lo ha definito il critico statunitense cogliendo nel pieno l’obiettivo di una famiglia di produttori innamorata del vino tanto come bevanda che nei suoi intrinsechi significati antropologici.
E lo si capisce da come Odoardi lo descrive con un calice in mano 1480: «Una parte di Calabria, un sogno della Calabria, una parte di un racconto della nostra terra, fatta di vento, di aria, di profumi, di sole e anche di pioggia, è andato in una bottiglia. È un messaggio universale, perché il vino è un messaggio universale».
E non è la prima volta che gli Stati Uniti puntano gli occhi sulle viti nostrane: «C'erano stati dei riconoscimenti di questo tipo, con il Gb del 2014», ci racconta Odoardi che di queste menzioni fa tesoro perché «sono riconoscimenti che vanno non solo all'azienda, ma a un popolo che produce perché un’azienda è fatta di persone che ci lavorano, che si alzano la mattina alle sei, che curano le viti, la raccolta e che operano la trasformazione».
«Un vino – conclude Odoardi - è il prodotto di un territorio e quindi delle genti che lo abitano». E allora la “nostra” Calabria è conosciuta da molti se si pensa che l’ottanta per cento della produzione della cantina di Nocera viene esportata.