In un’atmosfera coinvolgente e a tratti commovente, è stato presentato, a Bonifati, il libro del Generale Marcello Bellacicco Noi ci abbiamo creduto. Sono intervenuti, oltre all’Autore, Lucio De Brasi, rappresentante dell’associazione Laboratorio Civitas e dell’Amministrazione Comunale e il sacerdote don Bruno Midaglia

Quattro le direttrici fondamentali attraverso le quali si snoda il racconto di un’esperienza straordinaria, ovvero quella di aver ricoperto l’incarico di Comandante della Regione Ovest in Afganistan, nell’ambito della missione Nato ISAF, espletata sotto l’egida dell’ONU, nell’arco di un semestre tra il 2010 e il 2011. La prima è l’elemento umano, protagonista assoluto nell’ambito di una missione di pace, sia pure con sullo sfondo uno scenario di guerra con morti e feriti, anche tra i soldati Italiani. Qualcuno dall’Afganistan non è tornato. 

L’Umanità, dunque, come attore principale, intesa come coinvolgimento della popolazione civile afgana nell’operazione, vuoi per motivi di sicurezza, al fine di evitare complicità pericolose sul territorio, vuoi per agevolare la transizione verso l’autonomia degli Afgani, una volta che l’operazione internazionale fosse terminata. Ma elemento umano anche per quanto concerne ogni singolo soldato italiano, il cui apporto e senso del dovere era indispensabile per la buona riuscita della missione. 

La seconda parola-chiave è Patria, la fierezza di essere italiano, l’orgoglio di aver inaugurato un “modello italiano” vincente proprio per le caratteristiche del nostro popolo che lo hanno reso possibile: non solo impegno e serietà, ma anche flessibilità e una certa dose di creatività. Gli Italiani, a differenza di altri, sanno leggere le situazioni e agire di conseguenza con buon senso e spirito pragmatico. Una visione di patria nella quale si può riconoscere anche chi sente di essere cittadino del mondo, in quanto il concetto è declinato in modo tale da risultare sinonimo di bene comune, cioè il superamento dei limiti angusti della ricerca del mero benessere individuale.

La terza parola, Eroe, è collegata a Patria, ma gli Eroi della Patria non sono solo i Caduti, bensì tutti coloro che hanno partecipato alla Missione, condividendo timori, nostalgia degli affetti e lutti. Estendendo questo concetto anche al mondo civile, il Generale Bellacicco arriva ad affermare che eroe è anche l’operaio della Fiat che, con la sua esistenza faticosa, con il suo sudore ha reso più sereno il domani dei suoi figli. Eroi sono, infatti, senza enfasi né retorica, tutti coloro che spendono la propria unica occasione di vita infunzione degli e non di se stessi. Infine, identità. 

Nel raccontare i tanti progetti realizzati (presidi sanitari, scuole, il terminal di un aereoporto), c’è anche spazio per la stesura di un “libretto”, realizzato dalla capitana Elena Croci, per far riscoprire agli Afgani la grandezza del loro passato, attraverso la conoscenza delle Memorie ancora visibili sul territorio, in modo tale che potessero trasformarsi in finestre aperte sul futuro.

Gli Italiani ci hanno creduto. Tanti ci hanno creduto. Ma altri non ci hanno creduto abbastanza e hanno finito per trasformare una missione in divenire in una non del tutto completata, con gli esiti che conosciamo e il ritorno dei Talebani. Con il suo libro, insieme a noi lettori, anche il generale Bellacicco, si chiede che cosa sia rimasto degli sforzi, dei sacrifici, dell’impegno, dei tanti, piccoli e grandi, progetti che sono stati realizzati. Che cosa soprattutto siano divenuti, negli anni che sono trascorsi, i bambini afgani, incrociati lungo le strade polverose della Regione Ovest. 

Resta comunque il dovere di raccontare. E per noi che ascoltiamo il dovere di capire nella consapevolezza che la Storia ci insegna la pazienza, in quanto ciò che viene seminato resta e, nel tempo, ritorna. Non c’è nessuna ragione per cui non credere che, anche in Afganistan, i semi di libertà piantati non possano dare, un giorno, i frutti sperati

Inoltre,i valori alla base della missione sono, oggi più che mai, utili per far riflettere le nuove generazioni occidentali su parole dal sapore antico, e forse ormai sconosciuto, come sacrificio, dovere, bene comune e Patria, sia pure in un’accezione più ampia, perché bella è la Patria che sa riconoscere nel sorriso dei bambini afgani quello dei suoi figli e di tutti i bambini del Mondo.