VIDEO | I due autori non permettono nessuna romanticizzazione per i colpevoli, nessun’indulgenza legata a ragioni sentimentali, che possa erroneamente giustificare quello che di fatto è un omicidio di genere
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È uscito in libreria da qualche giorno “Sulla pelle e nel cuore, quei bravi ragazzi che uccidono”, il nuovo libro scritto dall’avvocato Cataldo Calabretta e dalla giornalista Vittoriana Abate che tratta un’emergenza dilagante: il femminicidio e la violenza di genere.
Partendo dalle storie di tante vittime e con le testimonianze di alcune donne sopravvissute, il saggio vuole sradicare la percezione patriarcale che ancora oggi prevale. Punto di partenza è rifiutare la narrazione del “bravo ragazzo” che tende a prevalere quando si parla di violenza sulle donne. I due autori non permettono nessuna romanticizzazione per i colpevoli, nessun’indulgenza legata a ragioni sentimentali, che possa erroneamente giustificare quello che di fatto è un omicidio di genere, che si radica nella cultura del possesso. Un possesso che troppo spesso viene giustificato, sottovalutato e ignorato.
Giulia, Chiara, Antonella, Sara, Melania, Roberta, Elena, Stefania, Maria, Fabiana. Sono nomi di donne uccise per mano di chi diceva di amarle. Sono nomi comuni, e noi conosciamo i loro volti sorridenti solo quando il loro sorriso è stato spento per sempre.
Quale legame c'è tra queste donne accomunate dallo stesso tragico destino? Nelle loro esperienze di vita esiste un identico copione che rivela i segnali di una relazione malata. Storie di giovani vite spezzate che hanno riempito le pagine più buie della cronaca di questi ultimi vent'anni.
Questo saggio racconta non solo la sofferenza delle donne vittime di violenza, quelle che hanno lottato invano, quelle che non ce l'hanno fatta, ma raccoglie anche il grido di chi è sopravvissuta. La paura di non farcela, le sentenze avvilenti, le battaglie quotidiane contro il silenzio, il senso di frustrazione, di ingiustizia, di vergogna, e lo sforzo per denunciare, il timore di sentirsi poi abbandonate, la fatica di ottenere giustizia e risarcimenti e, ancor più, quello di sopravvivere al trauma e di ricominciare a vivere. Una parte del testo è infatti dedicata agli strumenti che la legge offre nel contrasto alla violenza di genere.
Solo nel 2023 le vittime di femminicidio sono 118. Dietro questi numeri ci sono genitori, figli, fratelli, sorelle, amici. L'Italia intera che piange.
La violenza sulle donne non è una faccenda privata, qualcosa che riguarda le altre donne. È necessario comprendere che la loro esperienza può riguardare chiunque. Può essere anche la nostra. Come la nostra deve essere questa battaglia. Qualunque cosa abbia a che fare con la violenza non si può e non si deve chiamare amore.