Palmi, la burocrazia frena l'apertura del cineteatro Manfroce

VIDEO | Oltre 3milioni investiti nella ristrutturazione dell'immobile e tempi biblici per la nuova struttura culturale. E arrivano nuove prescrizioni dei vigili del fuoco che allungherà ancora di più l'attesa per l'inaugurazione, mentre l'opposizione tuona: «A nessun privato conviene investire perché i posti sono pochi ed è anti economica»

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di Francesco Altomonte
9 ottobre 2019
13:01
Il cineteatro di Palmi
Il cineteatro di Palmi

Non si chiamerà più “Sciarrone”, ma Manfroce. Il problema, però, non è tanto il nome che gli si vuole dare, ma i tempi biblici legati alla riapertura del cineteatro di Palmi. Anni di attesa e oltre tre milioni di euro investiti per una ristrutturazione che appare infinita. L’amministrazione Ranuccio si è trovata davanti un problema complesso da risolvere. Le notizie giunte da palazzo San Nicola sono state spesso contrastanti: annunci di una imminente apertura e precipitose retromarce. Adesso, pare, che la corsa sia quasi finita, forse…

 


«Finalmente – ha dichiarato il primo cittadino – abbiamo ricevuto il parere dei vigili del fuoco, nel quale però ci sono delle piccole prescrizioni».Prescrizioni che riguardano la separazione totale, per questioni antincendio, della platea dalla galleria, la sostituzione di alcune porte e piccole modifiche ai camerini. Una volta ultimati i lavori, tutto il territorio potrà godere di un cineteatro bellissimo, rifinito con gusto e all’avanguardia dal punto di vista tecnologico. La domanda, però, è quanto tempo servirà ancora.

 

Una data certa, quindi, ancora non c’è. E su questo problema, e non solo, piovono le critiche da parte dell’opposizione in consiglio comunale. Il dubbio principale del consigliere comunale di opposizione del Circolo Armino, Pino Ippolito, riguarda l’economicità della struttura. «Quello che ci lascia perplessi – ha dichiarato a riguardo – riguarda la gestione del nuovo cineteatro. Due solo le possibilità: o lo fa il Comune, ma non pare in condizioni dal punto di vista economico di poterlo fare, oppure lo dà in gestione a un privato. Anche in questo caso, però, sorgono dei seri dubbi perché la capienza del cinema, che ha in tutto poco più di 300 posti, non permetterebbe un ritorno economico. Come spesso avviene, in Calabria si fanno le opere pubbliche solo per spendere soldi e non perché necessarie e calate in una visione d’insieme».

 

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