Il giornalista e scrittore, nella nuova stesura del suo saggio, racconta della Sardegna, terra di conquista dei piemontesi prima del Regno delle Due Sicilie
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Tre le parti del tutto inedite: le prove del massacro, il caso Sardegna e le conseguenze politiche della prima colonizzazione condotta dai piemontesi. Ecco i nuovi nuclei tematici che hanno spinto il giornalista e scrittore Pino Aprile alla stesura de Il nuovo Terroni. «Una pubblicazione che contiene la precedente e 100 pagine nuove con il recupero della storia della Sardegna che tutti dimenticano. Essa invece è la chiave di tutta la nostra storia», spiega lo stesso Pino Aprile.
«L’Italia non nasce il 17 marzo 1861 ma oltre un secolo prima, quando i piemontesi colonizzano la Sardegna. Un'operazione che poi replicano, riuscendo nell’intento, 140 anni dopo nel Regno delle Due Sicilie. La differenza è che i sardi, ai quali dobbiamo anche le origini della nostra condizione giuridica di Stato, attraverso la lingua e la cultura sono riusciti a custodire la loro identità. Ecco perché in Sardegna il genocidio, inteso come cancellazione dell’identità di un popolo, non è riuscito. Da noi invece esso è stato consumato», ha spiegato lo scrittore e giornalista.
Il volume è stato presentato presso l’auditorium Don Orione di Sant’Antonio a Reggio Calabria, nell’ambito dell’incontro promosso dall’associazione Incontriamoci sempre e introdotto dal vicepresidente del sodalizio promotore, Marco Mauro. Pino Aprile ha conversato con Nuccio Macheda primario al Grande Ospedale Metropolitano di Reggio Calabria.
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