Il libro “Ritratti del Sud” di Eliana Godino rappresenta molto più di una semplice raccolta fotografica: è un viaggio intimo e profondo nel cuore della identità arbëreshe, un percorso di riscoperta e valorizzazione di una comunità che affonda le proprie radici in una storia millenaria di migrazione, resistenza culturale e integrazione.

Il libro è stato premiato dal Lions Club Arbëria: un racconto antropologico che supera il mero aspetto visivo, trasformandosi in un documento prezioso di memoria collettiva. Attraverso gli scatti delle eccellenze calabresi, Godino costruisce un ponte ideale tra passato e presente, tra le radici storiche delle comunità albanesi in Italia e le contemporary success stories che da quelle radici traggono linfa e ispirazione.

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La scelta di intervistare e fotografare personalità come Santo Versace e Gennaro Gattuso non è casuale, ma rappresenta un manifesto di come l'appartenenza a una comunità non sia un vincolo, ma un patrimonio genetico che alimenta ambizione, creatività e capacità di emergere. Santo Versace, imprenditore di successo, incarna perfettamente questo concetto. Nelle fotografie di Godino, emerge non solo il professionista affermato, ma l'uomo che porta con sé il retaggio culturale di una comunità che ha sempre fatto dell'adattamento e dell'intraprendenza i propri punti di forza. La sua storia imprenditoriale diventa metafora di un popolo che ha saputo trasformare le difficoltà in opportunità.

Gennaro Gattuso rappresenta invece l'archetipo dello sportivo. La sua energia, la determinazione, la capacità di superare gli ostacoli sono tratti che rimandano direttamente alle origini di una comunità che ha sempre vissuto ai margini, costruendosi spazi di riconoscimento e dignità. Il senso di appartenenza che Godino indaga non è un concetto nostalgico o folcloristico, ma una dimensione viva e dinamica. Le sue fotografie raccontano di una identità in continua evoluzione, che non rinnega le proprie radici ma le ri-contestualizza nel presente, facendone un elemento di forza e non di isolamento.

La scelta delle personalità intervistate risponde a un criterio che va oltre il successo individuale. Ogni soggetto diventa portavoce di un universo culturale complesso, rappresentante di un patrimonio di valori che include la famiglia, il rispetto delle tradizioni, la laboriosità, il coraggio di mettersi in gioco. Il lavoro si colloca quindi, in una prospettiva di documentazione attiva.

Non è un mero archivio di immagini, ma un progetto che restituisce dignità e visibilità a una comunità spesso misconosciuta. Le fotografie diventano così strumento di narrazione identitaria, capaci di raccontare storie individuali che si intersecano con la storia collettiva. La dimensione arbëreshe viene indagata nei suoi molteplici aspetti: linguistici, culturali, economici e sociali. Le immagini catturano i volti, gli sguardi, i gesti che testimoniano l'appartenenza a una comunità che ha saputo conservare la propria specificità pur integrandosi profondamente nei contesti territoriali di insediamento.