Tredici anni sono passati ed ecco che si è appena conclusa, con un trionfo, la 13esima edizione di uno dei più grandi appuntamenti culturali italiani.

Per la verità è già da qualche anno che il Premio letterario è diventato un evento di grande prestigio. Ma negli ultimi tre anni si è superato, e anno dopo anno macina record su record. Soprattutto in termini di qualità, e poi in termini di presenze qualificate, ma anche per lo spazio che si è deciso di dare ai giovani artisti e ai nuovi talenti. 

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Un mix miracoloso di cultura, letteratura, poesia, bella e grande musica, cinema, teatro, spettacolo. E l’altro miracolo è stato quello di mettere sì in primo piano la cultura nazionale, ma fianco a fianco presentare anche il meglio dell’arte, della cultura e della tradizione calabrese. E non era scontato riuscire in questo.

Nessuno poteva immaginare, 13 anni fa, che a metà agosto importanti personalità interrompessero le vacanze per scendere in Calabria, la lontana Calabria. Notissime personalità della letteratura, direttori di quotidiani e di televisioni, esponenti della cultura e dell’economia, così come magistrati, studiosi, attori e grandi interpreti. Tutti si sono resi disponibili a raggiungere Caccuri, in pieno agosto, dopo un viaggio spesso estenuante e complicato.

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Ma qual è stata la proposta, l’idea, che ha aperto tutte le porte ad un piccolo borgo, capitanato da tre visionari come Adolfo Barone, Olimpo Talarico, Roberto de Candia? Qual è stata la parolina magica che ha fatto dire di sì a personalità spesso anche molto riservate, restie a partecipare ai grandi eventi, comunque difficili da portare nella lontana Calabria? La parolina magica è stata: la serietà. Che ha significato essere precisi, puntuali, attenti, competenti. Questa parolina, serietà, ha permesso di mantenere le promesse fatte dagli organizzatori, facendo sentire gli ospiti tranquilli, garantendo sempre e comunque il rispetto degli impegni. E poi presentando ogni volta un borgo che in maniera corale partecipava all’evento. Tutti, a Caccuri, condividono fatiche, gioie e dolori che portano migliaia di partecipanti al Premio, che nel frattempo è diventato un Festival. Tutta Caccuri si è sempre sentita coinvolta. Per tutta la settimana dalla mattina alla sera. E sono quasi sempre volontari, cittadini che hanno capito che il premio col tempo avrebbe gratificato non solo chi organizzava, ma soprattutto il borgo, e di riflesso l’intera Calabria. 

Così sono arrivati gli sponsor, i sostenitori, la regione, le istituzioni. Magari tardi e male, ma alla fine è arrivato il sostegno. Adolfo Barone, il presidente dell’Accademia dei Caccuriani, così come tutti gli altri che dell’Accademia fanno parte, hanno reso prestigioso un borgo, che vanta una bella storia, ma che però pochi conoscevano nel resto d’Italia. Come accade, del resto, per tantissimi comuni calabresi. 

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Oggi in tutta Italia dire Caccuri significa dire cultura, letteratura, arte. Una sfida vinta, un prestigio conquistato a fatica e con sudore. Ma ora la strada diventa sempre più in discesa, tutto potrà essere più facile. Se tutto funziona sempre al meglio. Se quella parolina magica, serietà, non verrà mai messa in discussione.