Un Paolo Mieli brillante è stato ospite ieri a Capo Vaticano, nell'ambito della rassegna “Estate a Casa Berto”, dedicata al compianto scrittore veneto che su quel promontorio decise di trascorrere la sua vita.
Mieli ha interessato il pubblico rispondendo alle domande dei giornalisti e mostrando ai presenti un acume e un’obiettività che lo pongono di diritto tra i più grandi intellettuali del nostro tempo.


Moltissimi i temi trattati: dall'informazione al Mezzogiorno, dalla crisi della sinistra alla presidenza Rai, passando per le prossime elezioni regionali calabresi, considerate l’ago della bilancia per la tenuta del governo Cinquestelle-Lega:
«Saranno un test importante per vedere se anche in Calabria si affermerà il Movimento Cinque stelle e, soprattutto, la Lega. Credo – ha proseguito – che la sinistra pagherà un prezzo e avrà delle difficoltà, come chiunque ha governato, ma, se anche qui l’attuale governo riuscirà a imporsi, allora potrà durare a lungo».


Da elettore dichiarato del Partito democratico, Mieli non ha risparmiato critiche nei confronti dell’attuale classe dirigente: «Non danno un’impressione di autenticità. Se hanno perso in modo rovinoso, vuol dire che le parole che escono dalla bocca sono di cinismo e frasi fatte, non arrivano alla gente. Anche i nomi fatti in questo periodo sembrano una minestra riscaldata: Zingaretti è il fratello di Montalbano e Martina si è fatto crescere la barba. Sono queste le cose che mi hanno più colpito dei dirigenti del Pd dopo la sconfitta del 4 marzo scorso».


Alla domanda del direttore di LaCNews24.it, Pasquale Motta, sulla battaglia per la presidenza della Rai, Mieli ha risposto che «lo strappo si è consumato perché la maggioranza ha scelto Foa che in passato ha lavorato per Il giornale, e in politica venire in casa tua e scegliere qualcuno non è una pratica gradita perché mina il principio di autorità. Berlusconi si è offeso e si opposto, ma non credo che Lega e Forza Italia abbiano rotto per sempre», ha concluso.