VIDEO | Le prime attestazioni scritte risalgono al XVI secolo, ma la tradizione orale suggerisce una presenza molto più antica. Il dibattito è ancora aperto, ecco cosa ne pensa il professor Salvino Nucera
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Abbiamo raggiunto il professor Salvino Nucera che ci ha spiegato come l’essere così ancestrale del grecanico sia essenziale per la comprensione della tradizione. Ma oggigiorno è da considerarsi una lingua o un dialetto? Un dibattito aperto che nel variegato panorama linguistico italiano occupa una posizione di particolare interesse e controversia. Parlato in alcune aree della Calabria meridionale, principalmente nell'Aspromonte, questo idioma di origine ellenica solleva interrogativi fondamentali sulla natura delle lingue minoritarie e sul concetto stesso di "lingua" contrapposto a quello di "dialetto".
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Il grecanico, noto anche come greco di Calabria o greco-calabro, è considerato da molti studiosi e dalla comunità dei parlanti come l'erede diretto del greco antico, sopravvissuto in queste terre dall'epoca della Magna Grecia. Questa visione lo eleverebbe allo status di lingua ancestrale, testimone vivente di una continuità linguistica millenaria. Tuttavia, altri accademici propendono per classificarlo come un dialetto del greco moderno, sviluppatosi in seguito a migrazioni più recenti.
Per comprendere la complessità della questione, è necessario esaminare diversi aspetti. Innanzitutto, la storia: le prime attestazioni scritte del grecanico risalgono al XVI secolo, ma la tradizione orale suggerisce una presenza molto più antica. Le caratteristiche linguistiche del grecanico presentano infatti arcaismi che lo collegano direttamente al greco bizantino e, in alcuni casi, persino al greco classico. Questo elemento supporterebbe la tesi di una lingua ancestrale, evolutasi in modo indipendente dal greco moderno standard.
Dal punto di vista strutturale, il grecanico presenta una grammatica e un lessico distintivi. Pur condividendo molte somiglianze con il greco moderno, mostra peculiarità uniche, frutto di secoli di isolamento e di contatto con le lingue circostanti, principalmente l'italiano e i dialetti calabresi. Questa unicità linguistica è spesso citata come argomento a favore del suo status di lingua autonoma, afferma il professor Nucera.