Un legame forte quello della mistica di Paravati con la Pasqua. I segni della sofferenza patita da Cristo si manifestavano sul corpo della donna con tutto il loro vigore
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Due anni fa la causa di beatificazione di Natuzza Evolo, iniziava a muovere i primi passi. Proprio l’annuncio del vescovo della diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea, monsignor Luigi Renzo, a Paravati, in provincia di Vibo Valentia faceva esplodere il cuore dei fedeli di pura gioia. Era la festa per il 25esimo anniversario della statua della Madonna Cuore Immacolato di Maria Rifugio delle Anime. Un giorno indimenticabile per l'intera comunità di fedeli.
Il legame di Natuzza con la Pasqua
L’affetto nei confronti della mistica, nonostante il trascorrere del tempo rimane intatto. Un ricordo che si rinnova anche in occasione della Pasqua. Proprio in questo periodo, infatti, la Passione vissuta da Gesù Cristo riviveva con tutto il suo vigore sul corpo della donna, soprattutto nel periodo pasquale. I segni si manifestarono fin dalla giovinezza. Sudorazioni ematiche, non spiegabili scientificamente, a contatto con bende o fazzoletti divenivano simboli e scritte in italiano, in latino, greco, ebraico. Dalla pelle affioravano anche disegni: cuori, ostensori raggianti, corone di spine.
Natuzza era una donna dal carisma fuori dal comune. Apriva la porta di casa e accoglieva nella sua dimora centinaia e centinaia di anime che a lei si rivolgevano per un consiglio, una preghiera, una parola di conforto. Con la stessa umiltà accolse negli anni il dono delle stigmate.
La comparsa delle prime stigmate
Aveva solo dieci anni. Ancora bambina, cominciò a patire per piccole lesioni, fori nei polsi e ai piedi che apparivano spontaneamente senza causa naturale. Un segreto tenuto per sé, confessato solo al nonno, che curava le ferite. Con il tempo, le lesioni si estesero interessando la zona delle costole e della spalla destra. Per le Sacre scritture, quelle erano le aree delle piaghe di Gesù.
L’intervista rilasciata a Pino Nano 31 anni fa
Entrò nella storia l’intervista rilasciata al giornalista Rai Pino Nano, il 27 febbraio 1989. Qui Natuzza raccontò la sua fede, le sofferenze patite dal suo corpo, la scelta di non ricevere nessuno – la gente iniziò a frequentare la sua casa per un consiglio, una richiesta d’aiuto o una preghiera fin dal 1937 - nella Settimana di Pasqua, perché diceva «non vedo l’Angelo e non vedo i morti e alle persone un consiglio non glielo posso dare». Un fiume di gente che tuttavia non la disturbava: «Gli voglio bene, specie ai giovani». Molti di loro incontravano la mistica in momenti di grande difficoltà, deviati dalle droghe. Tanti facevano ritorno pieni di gioia, in una "veste nuova": «Contentissimi di essere usciti da questo pericolo grande».