Reggio, il museo dei Bronzi tira le somme di un anno da record

Oltre 200mila ingressi per l’Archeologico della città metropolitana. Numerosi gli eventi collaterali tra musica e glamour che hanno consentito di incrementare i visitatori rispetto al passato

di Monica La Torre
15 gennaio 2019
18:51
Per il museo di Reggio record di visitatori
Per il museo di Reggio record di visitatori

Che l’anno appena trascorso sarebbe stato positivo, per il Museo archeologico di Reggio, lo avevamo già anticipato nei mesi scorsi, analizzando insieme al direttore Carmelo Malacrino i dati del flusso di visitatori registratosi da gennaio ad agosto. Dati consolanti, che premiavano una programmazione aperta, tesa al coinvolgimento di scuole, istituzioni, università, associazioni di categoria, enti diversi.

 


Visitatori a frotte

Certo, alla luce degli indicatori nazionali, tutto si relativizza: il rapporto appena pubblicato da Federculture pone l’Archeologico, nel 2017, ben lontano dall’autosufficienza economica (chimera, va detto, anche per gran parte dei suoi emuli nazionali). Il disavanzo pesa sulle casse pubbliche per il 59 % delle risorse complessive: resta il fatto, però, che il record di presenze e di incassi registrato nel 2018 (225.704 ingressi, 5% in più rispetto al 2017), pur non bastando a blindare il futuro, deve essere considerato un dato positivo, specie perché ottenuto in una regione, la Calabria, che è penultima in Italia per spesa pro capite a favore della cultura, vede 9 cittadini su 10 estranei a qualsiasi attività culturale, ed ha una spesa media mensile a famiglia non superiore ai 67 euro. Il più 5% registrato nel 2018 è pertanto un bel risultato: «Non basta, ma aiuta».

 

Dal Cibo degli dei a Jingle Bells

Anche alla luce di queste considerazioni, si capisce come l’Archeologico abbia scelto di accogliere tutti, dai migranti agli astrofili, passando per Babbo Natale. Così, a tale proposito, Malacrino: «Il Museo si conferma luogo fertile, deputato a far crescere il dialogo e la collaborazione con le diverse realtà territoriali. Questo, perché l’identità si costruisce attraverso uno scambio aperto e autentico. Non alzando i muri, ma anzi accogliendo le complessità».
Esempio perfetto dell’eterogeneità delle politiche di gestione, è stato il cartellone natalizio. A dare il via, il 13 dicembre, a questa apertura “democratica”, un Babbo Natale in grande stile ed un maxi abete allestito nella hall nota come piazza Paolo Orsi. Giornate di selfie per famiglie e scambi di auguri, in una sala dove per tutte le feste hanno campeggiato, coi Bronzi sullo sfondo, maxi abete e presepe artistico curato da Domenico Carteri. A seguire, tre settimane di concerti, appuntamenti letterari ed astronomici, incontri di approfondimento mitologico e archeologico, convegni e tavole rotonde. Seguitissimi i laboratori didattici di sabato 22 e sabato 29 dicembre «Colora l’antico», con bimbi tra i quattro e i nove anni, a colorare i disegni di tanti reperti. E infine, la manifestazione “Rosso Calabria”: cinque città calabresi presentavano stand dedicati alle rispettive eccellenze, ad animare un salone del gusto dalla location più che aulica.

La mia Banda suona Strauss

Per celebrare non solo le feste ormai archiviate, ma anche il nuovo e più forte coinvolgimento della città, l’evento conclusivo del programma è stato all’insegna della tradizione bandistica. Protagonista, una filarmonica: la Banda della Città Metropolitana di Reggio Calabria diretta da Liliya Byelyera, che il 13 gennaio, ha dato vita al concerto «Metànoia». Un’orchestra di 33 elementi, istituita dalla Reale Accademia Filarmonica di Gerace, ed insignita nel 2017 della medaglia d’oro del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio, i cui componenti si sono esibiti in alta uniforme: indossando cioè una divisa storica, fedele riproduzione dell’abito definito da apposito decreto regio del Regno delle due Sicilie.

Tutti insieme appassionatamente

È accaduto così che all’Archeologico, le feste sono state archiviate da un mix che non esitiamo a definire trasversale. Pazienza, quindi, se più d’un purista ha storto il naso, per questa giornata le cui atmosfere somigliavano più al film che ha consacrato Julie Andrews, che alla formalità di un concerto di classica all’ombra dei massimi capolavori mondiali. Lo stesso programma, tra polke, Chopin e Strauss, era stato studiato per fare festa e divertire anche i bambini. Del resto, un cospicuo tributo alla classica era già stato pagato il 16 dicembre, con il concerto della Rotary Youth Chamber Orchestra, diretta da Bernardo Maria Sannino, e composta da giovani musicisti tra i 18 e 30 anni. Una prima assoluta per la città di Reggio, su programma di Pergolesi, Vivaldi e Strauss.

Giornalista
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