La campagna avrà una durata tre anni. Già nella prima parte dei lavori sono stati individuati, ad alta quota, importanti segni di frequentazioni umane risalenti ad epoche antichissime
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Ci sarebbero i segni di frequentazioni umane antichissime, risalenti a migliaia di anni fa, attorno alla Grande Porta del Pollino a quota duemila metri, nel cuore del Parco nazionale più grande d'Italia. È la prima indiscrezione che trapela dalla campagna archeologica in alta quota denominata "Monte Pollino 2020" conclusasi nei giorni scorsi e che ha visto protagonisti 7 ricercatori aderenti ad un progetto europeo che vede coinvolte le università di Groningen nei Paesi Bassi, St. Andrews in Scozia e Ghent in Belgio, unitamente al Gruppo Speleologico Sparviere di Alessandria del Carretto in piena collaborazione con le Soprintendenze archeologiche, Belle arti e Paesaggio della Basilicata e della Calabria, con il Ministero per i Beni e le Attività Culturali, con l’Ente Parco Nazionale del Pollino.
Il progetto di ricerca archeologica
Per una settimana il gruppo di ricercatori, coordinato dai 3 direttori Antonio La Rocca presidente del Gruppo Speloeologico Sparviere, Peter Attema del Groningen Institute of Archaelogy dell'Università di Groningen (Olanda), Wieke de Neef del Department of Archaeology dell'Università di Ghent (Belgio), ha tenuto un campo avanzato di ricerca archeologica nei pressi della sorgente Pittacurcia ricadente nel territorio montano del comune di Terranova di Pollino per analizzare approfonditamente con metodi non invasivi diverse aree prospicienti la Grande Porta del Pollino effettuando diversi rilievi di magnetometria, numerose ricerche di archeobotanica, paleoloecologia e palinologia e applicato vari metodi ricognitivi e topografici. Quel che trapela dai risultati che verranno presentati in maniera dettagliata tra un mese con la stesura delle relazioni ufficiali del campo in alta quota parla di scoperte notevoli «che faranno cambiare, e di molto, le conoscenze archeologiche dei luoghi e il loro impatto con la natura». Si è individuato, infatti, che a duemila metri di quota ci sarebbero «tracce umane antichissime».
Scoperte tracce umane antichissime
Una scoperta sensazionale che andrà ora approfondita per capire «da quando l'uomo ha antropizzato il Pollino - spiega La Rocca - e come ha cambiato l'aspetto della montagna». Non si conosce il motivo della presenza dell'uomo a quelle altitudini, andrà capito e studiato nella sua natura, anche perchè la transumanza è iniziata 5mila anni fa e le scoperte rimanderebbero ad epoche ancora più lontane.
Il campo di ricerca autofinanziato dalle tre univerità straniere e che ha visto la fattiva collaborazione per il suo svolgimento anche del Comando Carabinieri Forestali Stazione di terranova di Pollino e i comuni di Terranova di Pollino, Plataci e Cerchiara di Calabria, avrà durata di un triennio ed approfondirà gli aspetti dell'antropizzazione delle alte terre del Pollino che dal Monte Sellaro alla Valle del raganello alla Sparviere ha da sempre restituito tracce di frequentazioni umane risalenti alle epoche antichissime. Filone di scoperte che rimanda alla più recente di San Lorenzo Bellizzi dove, nella Grotta di Pietra Sant’Angelo, sono state ritrovate tracce di insediamenti umani risalenti a un periodo riconducibile alla fine dell’ultima glaciazione.