VIDEO | Consegnati i premi ai vincitori del concorso promosso per ricordare le vittime di un agguato mafioso che ancora oggi, dopo 28 anni, non hanno ottenuto giustizia
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Per il quinto anno consecutivo, Libera ha indetto un premio rivolto a studenti universitari e ad alunni delle scuole superiori della provincia di Catanzaro, per ricordare i due netturbini, Francesco Tramonte e Pasquale Cristiano, barbaramente uccisi sul posto di lavoro il 24 maggio 1991 a Lamezia Terme, per mano della mafia. Il concorso si suddivide in due categorie: il Premio Cristiano rivolto agli studenti delle scuole superiore ed il Premio Tramonte, riservato ai laureati calabresi delle Università italiane.
Ad aggiudicarsi il premio come migliore tesi di laurea sui temi del caporalato e del lavoro nero, è stata Maria Grazia Lamannis con una tesi sullo sfruttamento lavorativo dei migranti, mentre il liceo scientifico “L. Siciliani” e l’Istituto comprensivo di Curinga si sono classificati entrambi al primo posto per il Premio Cristiano. Secondo Francesco, fratello di Pasquale Cristiano: «Questo premio è l’occasione per far conoscere le storie dei nostri familiari e di tutte le vittime innocenti di mafia», ha spiegato. Alla cerimonia hanno preso parte il referente regionale di Libera, don Ennio Stamile, il referente provinciale dell’associazione, Elvira Iaccino, ed il commissario prefettizio del Comune di Lamezia Terme, Francesco Alecci.
L'appello di Stefania, figlia di Francesco Tramonte
Dopo 28 anni, le famiglie delle vittime non hanno ancora ottenuto giustizia, la figlia di Tramonte, Stefania, presente all’iniziativa, lancia un appello ad eventuali testimoni di quel tragico evento e chiede di farsi avanti: «Speriamo che finalmente arrivi quella giustizia che attendiamo da tanto tempo ormai. Purtroppo al momento è ancora tutto fermo. È strano perché secondo noi era un caso che doveva essere risolto subito dopo che era stato commesso il delitto, erano chiare le dinamiche: appalti, scioglimento del Consiglio comunale di Lamezia Terme, un omicidio di due innocenti per dare un avvertimento, e poi dopo qualche mese l’omicidio del sovrintendete Aversa con la moglie, perché all’epoca era tutto chiaro e c’era un filo che univa tante storie». «Mi rivolgo – continua – a qualche pentito o a chi magari sa qualcosa affinché parli, togliendosi così anche un peso dalla coscienza».