Sono stati riaperti i battenti della Tonnara di Bivona, antico luogo di pesca del Mediterraneo, con una mostra storico fotografica, disposta nei saloni della Palazzina gentilizia, un’esposizione di grande significato anche per la presenza dei rais e dei loro familiari detentori di numerose storie da raccontare, che durerà fino al 16 agosto. L’iniziativa, accolta dall’Amministrazione Comunale, è nata dalla collaborazione tra la Pro Loco di Vibo Marina e la Parrocchia San Pietro di Bivona e da alcuni appassionati cittadini volontari.


Quest’anno vi è anche una novità da non perdere: da due piccole finestre poste al primo piano della palazzina, un tempo utilizzate per controllare l’andamento del lavoro della tonnara di terra, si potrà ammirare dall’alto la splendida “loggia fine ‘800 pilastrata in legno di quercia calabrese”, il cuore della tonnara, oggi malfaraggio di quel che rimane dei barconi della mattanza, avvolta da un silenzio quasi religioso.

 

La Tonnara è sita a Bivona, poco a sud del porto di Vibo Marina dove si può scoprire un sito di Archeologia industriale legato al mare ed alla mattanza tra i più rappresentativi del Sud Italia insieme a Favignana. Un complesso architettonico costiero unico in Calabria, costituito da più elementi formanti un'unità funzionale: palazzina gentilizia, cappella dei pescatori, l’ampia loggia (non visitabile), il deposito dei sugheri convertita in saletta convegni e quello del sale, l’alloggio del rais.
L’intento è ancora quello di “contribuire a far conoscere” ai calabresi, viaggiatori e turisti, scuole e associazioni, un bene monumentale vincolato e per fortuna ancora non sacrificato – come avvenuto purtroppo per altri, in nome di una malintesa modernità.

Si punta sul complesso architettonico della Tonnara di Bivona per una nuova economia che dia sviluppo ed occupazione.

 

E’ necessario ancora l’impegno di tutti i cittadini e amministrazioni nel trovare consensi ed un serio impegno per una piena tutela e la giusta valorizzazione del luogo; sollecitare il MiBACT a non perdere altro tempo, a non tener chiuso questo bene comune che va degradandosi tra incurie del tempo e degli uomini e inserirlo a pieno titolo nei Poli museali nazionali/regionali, a renderlo prontamente fruibile quale “Museo della Civiltà del Mare riferimento per tutta la Calabria” che ha vissuto e vive ancora di mare e di pesca.