VIDEO | Presentato nella chiesa del Rosario il libro fotografico, opera di Giuseppe Morello, interamente dedicato alla tradizionale rappresentazione della resurrezione di Cristo che la domenica di Pasqua coinvolge migliaia di persone
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Tre secoli di storia per un rito che si ripete immutabile eppure sempre nuovo. L’Affruntata di Vibo Valentia, rappresentazione dell’incontro tra Gesù risorto e la Madonna addolorata, rivive grazie alla fotografia sociale di Giuseppe Morello, vibonese trapiantato a Genova che, insieme al nuovo marchio Lì edizioni, ha impresso su pellicola - e per la prima volta su carta -, una ritualità in grado di coinvolgere migliaia di vibonesi, restituendone il pathos e tutto il carico emotivo.
«Mi occupo da sempre di fotografia sociale e per questo mi sono avventurato in questa impresa - ha detto l’autore ai microfoni di LaC -. Ne è nata una mostra fotografica ospitata dal Festival Leggere e scrivere a Palazzo Gagliardi e, successivamente, con il supporto di don Filippo Ramondino, abbiamo pensato ad un libro e questo è il risultato finale».
Le foto più belle del volume, sono state esposte anche nella chiesa del SS Rosario di Vibo Valentia, sede dell’Arciconfraternita che cura il partecipato rito pasquale, nel corso della prima presentazione ufficiale del volume, condotta dal giornalista di LaCNews24 Stefano Mandarano, in una navata piena e al cospetto di autorevoli relatori che hanno esaltato gli aspetti sociali, religiosi, artistici e antropologici dell’opera di Morello.
Tra questi il vescovo Attilio Nostro, il sindaco Maria Limardo, il priore Giuseppe Mirabello, il rettore della chiesa di Maria SS del Rosario mons. Filippo Ramondino, il direttore dell’Istituto teologico calabro mons. Gaetano Currà. Presenti anche l’editore e il direttore editoriale di Lì edizioni, Enrico Buonanno e Simona Toma. L’evento è stato arricchito dalla recitazione di Giorgia Ballanti e Pippo Prestia, che hanno declamato versi dedicati ai riti pasquali.
Tra chi ha analizzato il lavoro di Morello anche l’antropologo e saggista Vito Teti. «È un libro fotografico molto bello di grande impatto emotivo. Certe immagini riescono a restituire tutta la complessità, la drammaticità la vivacità, la partecipazione al rito e questo non è poco».