Un interessante evento culturale organizzato dal Centro Internazionale di Studi Gioachimiti di San Giovanni in Fiore, nella Chiesa di San Martino di Giove a Canale di Pietrafitta, in provincia di Cosenza. La Domus florense di Canale è il monumento presentato nell’ambito degli incontri sui luoghi gioachimiti programmati dalla Scuola di Formazione Gioachimita. Con l’architetto, storico, studioso. Pasquale Lopetrone, proviamo a spiegare quanto e perché è particolarmente interessante la Domus Florense. «L’antica chiesetta di San Martino di Giove di origine bizantina, già casa di S.Ilarione e dei suoi 28 compagni, santificati nel Sannio poco dopo l’anno 1000, fu assegnata ai florensi dal Vescovo protempore di Cosenza sul finire del secolo XII, in stato di rovina, essendo stata sconquassa dal terremoto del 1184, che devastò tutta la Val di Crati». 

In questo luogo arrivo anche Gioacchino da Fiore per il suo ultimo cammino sulla terra.
«Sì, di là a poco l’abate Gioacchino da Fiore transitandovi si ammalò e il 30 marzo 1202 rese qui l’anima a Dio, rimanendovi seppellito per tutto il primo quarto del secolo XIII». 

L’oratorio di Canale fu luogo emblematico per i florensi di San Giovanni in Fiore.
«E non solo per loro, ma anche per i cistercensi a loro subentrati nel 1570, che la detennero raccogliendone i frutti per altri due secoli. Sul finire del Settecento la Chiesa e la tenuta furono cedute a privati, che trasformarono il Tempio e gli altri edifici in strutture a uso agricolo”. Successivamente quella zona fu semidistrutta da devastanti eventi naturali. «Nel corso dell’Ottocento e degli inizi del Novecento la Presila cosentina e Canale furono investite da una sequenza impressionante di terremoti. L’edificio si fratturò in tutte le sue strutture essenziali ma resistette. Durante il terremoto che sconvolse l’Irpinia caddero tratti dei cornicioni; tuttavia rimase ancora in piedi». 

E veniamo ai giorni nostri. Finalmente la Domus è stata recuperata.
«Esattamente. Nel 2013, in stato di estrema fatiscenza, l’edificio fu comprato dal Comune di Pietrafitta, che promosse un intervento di restauro attraverso cui è stato possibile recuperare questo importantissimo monumento, sia fisicamente che dal punto di vista storico, attraverso attenti studi finalizzati alla conoscenza dell’ambito e alla sua valorizzazione».

La Chiesa di Canale costituisce una delle 22 fondazioni florensi.
«Si tratta di fondazioni disposte sull’itinerario che realizzò l’abate Gioacchino, tra il 1189 e il 1202, che si divincolava lungo l’antica strada che collegava il mare Ionio al Mare Tirreno. La stessa, oltre ad essere il luogo della morte dell’abate, rappresenta il caposaldo tipologico di Chiesa-casa, esemplificativo delle Domus religionis florensi delle origini ancora fruibile e godibile integralmente, mentre le altre sono scomparse, demolite, occluse da altri edifici, o allo stato di rudere».

L'evento culturale organizzato dal Centro Internazionale di Studi Gioachimiti è stato introdotto dai saluti di Antonio Muto, sindaco del Comune di Pietrafitta e socio ordinario di diritto del Centro Studi, la relazione è stata svolta da Pasquale Lopetrone, architetto e storico della Congregazione florense delle origini. Ha concluso i lavori Giuseppe Riccardo Succurro, presidente del Centro Internazionale di Studi Gioachimiti che sta lavorando incessantemente per la promozione del pensiero e delle opere dell’abate. Al termine dell'iniziativa le socie del Centro Studi Gioachimiti, Anna Loria e Maria Gabriella Militerno, hanno donato il Codice Patavino a Francesco Prantera, che fu il promotore dell'adesione del Comune di Pietrafitta al Centro Studi. Il segretario del Centro, Giovanni Greco e il presidente dell'Associazione Abate Gioacchino, Francesco Scarpelli, hanno consegnato il Codice all'amministrazione comunale di Pietrafitta.