VIDEO | Organizzato dall’associazione culturale “Gennaro Placco” l’incontro partecipato ha rimesso al centro la comunità e la sua capacità di dare coraggio al bene
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È una piccola farmacia poetica quella che Franco Arminio, scrittore e poeta, porta in viaggio nel racconto del suo nuovo libro “La cura dello sguardo” edito da Bompiani. Una raccolta di scritti che come gli scaffali di un antico speziale ridanno ai versi la potenza della cura per farsi strumento di conoscenza e intima vicinanza della quale abbiamo tutti più che mai bisogno. Ma è un viaggio anche nell’Italia meno battuta, nei borghi carichi di storia ed identità, che deve essere riguardata e considerata nella giusta misura di terra “potente” e carica di futuro, sebbene ancorata nelle sue tradizioni. Organizzato dall'Associazione culturale "Gennaro Placco" l'incontro a Civita è stato accompagnato dalle musiche, intime e popolari, del musicista castrovillarese Peppe Mazzotta.
«Il problema del Sud – ha dichiarato nel corso della presentazione vissuta in un bellissimo giardino tra le case del borgo che del turismo esperienziale ha fatto la sua forza - è che non riesce a convincersi che è un luogo straordinario, che non è ne avanti ne indietro, ma semplicemente un luogo straordinario». Un’opera, quella di Arminio, che raccoglie la sua opera di militante ascolto del mondo, percorrendo l’Italia dei paesi che dove serve una «percezione nuova dei luoghi, in cui anche le persone devono avere una percezione nuova di se stessi» che può «consegnare un bel futuro, questa è la terra del futuro».
Ma per lo scrittore «ritornare alla nobiltà dei nostri luoghi» significa anche renderli «spazio dove si lavora, c’è economia, non è solo uno sguardo contemplativo». L’essenza del viaggio dunque e lo sguardo nuovo sui territori serve per costruire «un mondo plurale in cui c’è spazio per tante cose e la poesia, in questo mondo plurale, può avere uno spazio enorme. Le ferite possono trovare nella poesia un lenimento, una pace» ha aggiunto. Per questo soprattutto in questo tempo «se tutti siamo un po’ più fragili a curarci sopraggiunge la fiducia nella capacità della poesia di unire i nostri sguardi per fare comunità e dare coraggio al bene».