Geologi all'opera per dimostrare, attraverso lo studio della pietra, che i manufatti realizzati nella cittadina vibonese sono giunti fino in Tunisia. L'appello: «Un sito unico, va valorizzato»
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«La cava romana di Nicotera è d’interesse non solo archeologico ma anche geologico, perché questa roccia ha 300 milioni di anni. In più non è facile vedere dei siti in cui i romani estraevano granito e lo lavoravano, e vedere tutti questi elementi sbozzati ancora qui. È come se avessimo una fotografia di quanto accadeva oltre milleseicento anni fa. Va valorizzata e inserita in percorsi turistici culturali». Parola di Rosolino Cirrincione, direttore Dipartimento Scienze biologiche, geologiche e ambientali dell'Università di Catania, che insieme alle professoresse Rosalda Punturo e Patrizia Fiannacca da anni studia la cava di granito di Nicotera.
Attiva fra il I e il IV secolo d. C. e riportata alla luce nel 1972 dall’archeologo Achille Solano, ieri è stata meta di un sopralluogo dei ricercatori universitari catanesi insieme a studiosi provenienti dall'Università di Marsiglia.
Scopo dei loro studi è quello di dimostrare – con dati tecnici e scientifici – che alcune colonne che ancora oggi sono parte di monumenti o antichi edifici a Roma, in Sicilia, in Toscana o persino in Tunisia, provengono proprio da qui. Da geologi, la loro ricerca parte dallo studio della pietra e della sua composizione, per arrivare a disegnare le rotte che hanno portato i manufatti in granito dalla cava romana di Nicotera nelle allora altre province dell’Impero romano.
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