Dante a Corigliano-Rossano. In occasione dei 700 anni dalla morte del sommo poeta, l’assessorato alla Cultura ha organizzato venerdì scorso al Castello Ducale la Lectio magistralis del professor Bruno Pinchard dell’Università Sorbonne di Parigi e presidente della Società Dantesca di Francia.

La lectio magistralis

Una lezione di speranza e fiducia per la terra di Calabria, l’occasione per aprire un dialogo fecondo tra un grande intellettuale di fama internazionale e la città di Corigliano Rossano. Pinchard è un filosofo della modernità, un esploratore alla ricerca delle fratture che il moderno ha causato nel mondo. I suoi studi partono da un contesto francese che si nutre di tradizione culturale italiana, considerati i suoi lunghi studi presso la Scuola Normale di Pisa. È stato qui che ha arricchito il suo amore per Dante e ha approfondito i testi della Commedia.

Il mare e la montagna

Una voce alternativa a quella dominante francese in nome della cultura italiana, consegnando al mondo accademico una prospettiva filosofica in cui Dante continua a parlare alla nostra contemporaneità. Ed è nel testo dantesco che Pinchard trova elementi che creano legami geografici e ideali con la Calabria e Corigliano Rossano. Nel suo intervento in un italiano quasi impeccabile, descrive i luoghi che ha visitato per la prima volta, notando come i centri abitati lungo la costa jonica siano roccaforti protette da cinta murarie alle cui spalle si estende il bosco, una natura selvaggia e verdeggiante, a differenza degli aridi boschi rimasti senza senz’acqua della sua Francia: «C'è un dialogo continuo tra il mare e la montagna. Sono stato nei vostri boschi e ho bevuto dalle sorgenti. Lì ho capito il ruolo di mediazione della città», evidenzia il professore. 

Nei luoghi descritti da Dante i punti di contatto con la Calabria

La morfologia della Calabria segue una verticalizzazione che propende verso l’alto e che ha garantito ai popoli che hanno abitato le nostre montagne prosperità e benessere. Il prof. Pinchard rivede nei luoghi descritti da Dante durante le vicissitudini di Ulisse dall’isola di Ogigia alla Terra dei Feaci numerosi punti di riferimento riscontrabili con le nostre coste, e si convince che anche se Dante non è stato in Calabria, la Calabria è presente nella sua opera. Dante è un compasso che misura le terre fino ad allora conosciute, misurando esattamente i punti di tensione della civiltà umana: le linee che vanno da Gibilterra a Gerusalemme toccano tutte le punte calabresi nella corsa verso il sole (Punta Alice, Punta Pellaro, Punta Stilo). E Pinchard azzarda immaginando una linea rossa di unione fra il culto di Venere a Troia e il culto giunto fino a noi dell’Odigitria, l’Achiropita. L’Oriente continua a vivere in mezzo a noi e la presenza del Codice Purpureus nella nostra città ne è una prova tangibile imponente.

Il concetto di periferia

Presente anche Vincenzo Piro, originario di Corigliano Rossano, ricercatore dell’Università Paris 1 Panthéon-Sorbonne.
Il legame con la sua città è costante nonostante la distanza e ha permesso di organizzare questo incontro portando il professore Pinchard alla scoperta dei luoghi natii. La sua riflessione indica come i tempi siano maturi per uno sviluppo del territorio, in una visione mondiale che cambia i suoi punti fermi dopo decenni di centralità affidata alle metropoli. La nostra città oggi si trova a confrontarsi con il mondo, non è più un frammento di un “tutto”, è il custode di un passato illustre che oggi come non mai deve accordarsi con il “tutto”. Il concetto tra centro e periferia si sta evolvendo inesorabilmente. Il centro si è ridisegnato perché alcune verità si trovano lontano da esso, in periferia. Ed è lì che ora bisogna rivolgere lo sguardo.