Commentato dal fine esegeta Rashi, il Pentateuco in lingua ebraica, dato ai caratteri nella Giudecca di Reggio Calabria nel febbraio del 1475, dal tipografo Avraham Ben Garton, è il più antico libro ebraico stampato con data certa.

Una traccia preziosa della vitalità culturale della Reggio antica dove il quartiere della Giudecca era fervido centro di scambi e fucina in cui dare alle stampe con i caratteri mobili, solo vent’anni dopo la loro invenzione a opera di Gutenberg in Germania, un libro che, a distanza di oltre cinque secoli, è per la comunità ebraica mondiale il più importante mai scritto. Un’esperienza che pose Reggio alla ribalta in quell’Italia del XV – XVI secolo che, ospitando uno degli insediamenti ebraici più importanti dopo la Diaspora, diveniva centro mondiale di stampa Ebraica.

«Si racconta che dalla Germania arrivarono via mare i caratteri mobili lignei, la pregiata carta e i disegni dei torchi poi realizzati a Reggio Calabria per realizzare la stampa», ha sottolineato Daniela Neri, funzionario settore Cultura del comune Reggio Calabria.

Il prezioso incunabulo ebraico, scoperto dal bibliofilo Giovanni Bernardo De Rossi, fu dallo stesso donato alla Biblioteca Palatina di Parma dove dunque è ancora conservato. Trecento sarebbero state in tutto le copie del solo testo di Rashi stampate da Avraham Ben Garton Ben Yishaq Reggio. Di queste stampe originali c’è notizia solo di quella custodita a Parma, di cui vi è copia a Gerusalemme e a Reggio Calabria.

Reggio e il Commentario al Pentateuco di Rashi

«Nel 2006, su autorizzazione della Biblioteca Palatina, è stata realizzata la copia anastatica che custodiamo presso la Biblioteca De Nava. Grazie all’impegno del settore Cultura – Turismo dell’Assessorato alla Valorizzazione del Patrimonio culturale del comune di Reggio Calabria, con parere favorevole della sovrintendenza Archivistica e Bibliografica della Calabria, dallo scorso anno abbiamo inserito il Commentario al Pentateuco nella mostra finanziata con il Fuc, intitolata “Reggio e il commentario Rashi. Una speciale tipografia reggina” e allestita nella sala Pietro da Toledo nelle antiche segrete del Castello Aragonese. Lo scopo era quello di renderlo visibile al pubblico. Purtroppo il castello è stato nuovamente chiuso per via della pandemia e di conseguenza non è più al momento possibile prenotare la visita della sala in cui è esposto il Commentario. Appena possibile riapriremo», ha spiegato Daniela Neri.

Su impulso dell’amministrazione dell’allora sindaco Giuseppe Scopelliti fu, infatti, richiesta e ottenuta una copia anastatica divenuta così patrimonio della Città e custodita presso la biblioteca De Nava di Reggio Calabria. L’iniziativa dello scorso anno aveva proprio lo scopo di esporre la preziosa copia del Commentario di Rashi affinché cittadinanza e appassionati potessero vederlo e approfondire, con l’ausilio dei pannelli, l’intreccio storico alimentatosi tra Reggio e la sua Giudecca. Un momento importante che fu preceduto da un convegno patrocinato dalla Regione Calabria, dal Comune di Reggio, dall’Unione delle Comunità ebraiche italiane (Ucei) e dalla Comunità ebraica di Napoli, con la partecipazione della responsabile culturale della sinagoga di Lincoln Square di New York, Debora Penchassi.

Un documento di notevole pregio, dunque, il commentario al Pentateuco di Rashi che ha anche il primato di essere caratterizzato da uno stile pionieristico di stampa, oggi ancora noto come Scrittura Rashi, che prevede l’utilizzo in un’unica pagina di due tipologie di caratteri per distinguere il commento dal testo biblico. Uno stile nuovo e usato per la prima volta qui e che, pertanto, assunse anche il nome di Calabria Rashi.

Reggio e la sua Giudecca

La presenza ebraica segnò profondamente la storia di Reggio. Per la sua posizione geografica di sponda dello Stretto, Reggio fu porta di ingresso dei primi ebrei che attraversavano il continente nel 200 A.C. e fu luogo in cui la comunità ebraica visse in pace e prosperità. Un’integrazione fruttuosa che fu alla base di intensi scambi e diede impulso alle attività economiche, conferendo una forte dimensione internazionale al commercio di vino kosher e di seta, fonte di grande sviluppo per la comunità del tempo. Un contatto tra culture che generò progresso e benessere nella Reggio di allora, anche se non mancarono tristi pagine di persecuzioni, come i roghi dei libri - ai quali con ogni probabilità delle opere stampate da Avraham Ben Garton Ben Yishaq nella Giudecca Reggina sopravvisse solo il Commentario oggi a Parma - e la cacciata dell’intera comunità nel 1511.

Molto abbiamo avuto e molto abbiamo perduto della nostra storia che resta, nel bene e nel male, da conoscere e da non dimenticare nell’unica prospettiva auspicabile, ossia quella del dialogo e della crescita comune.