VIDEO | A 26 anni ha già diverse esperienze alle spalle e un grande sogno da realizzare: diventare direttore d'orchestra. Intanto si prepara alla nuova edizione della rassegna "Ti racconto un suono" dopo il grande successo dello scorso anno
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«La musica è la mia vita». Le sfide del giovane pianista Mattia Salemme. Il suo sogno? Diventare direttore d’orchestra. «Noi musicisti siamo spesso umiliati. Qui è come se gli artisti non lavorassero. Ci liquidano con un pasto caldo».
Mattia Salemme, 26 anni, di Diamante, adora il pianoforte. E la musica è la sua vita. Ama i cantautori italiani degli anni ‘60-‘70. Ma su tutti adora Mina, «perché lei è la musica italiana».
Mattia ti conquista con la sua “clamorosa” e contagiosa risata. E con l’innata simpatia che non passa inosservata. Mattia adora la musica. Ed è convinto che la musica è una speranza. Passeggiando nel centro storico di Cosenza, proprio davanti al Teatro Rendano, con Mattia non si può non parlare di musica, cultura e bellezza.
«Non so se la musica, come la bellezza, salverà il mondo. La musica certamente salverà sempre qualcuno, perché ha il potere terapeutico di sconfiggere qualsiasi "nota" negativa, ma a condizione che qualcuno l’ascolti sempre!».
Giovanissimo e già molto avanti. Sta bruciando tutte le tappe, ottenendo in ogni occasione ampi successi, coinvolgendo sempre tanti giovani.
«Ho 26 anni, ma conosco musicisti e ragazzi più piccoli di me che già sono delle star mondiali. Nel mio piccolo cerco di fare il massimo e condividere i miei successi con gli altri. In Calabria abbiamo bisogno di condivisione. Il mio primo strumento? Sono stato addirittura un fisarmonicista, una volta».
Il primo pezzo, come il primo amore, non si scorda mai… e Mattia lo ricorda benissimo. «Non scorderò mai la gioia del mio primo maestro di pianoforte quando mi sentì suonare un piccolo pezzo, a memoria, un esercizietto che si dà agli allievi per suonare a mani unite. Da lì, capì che il pianoforte e la musica sarebbero diventati una costante nella mia vita».
La musica è passione. E un vero appassionato la ama in tutte le sue versioni. «Da piccolo avevo una propensione al jazz, all'improvvisazione. Non sempre ero ben visto dagli "accademici". Perché la classica? Sicuramente per completare i miei studi in conservatorio! Ho avuto due stadi. Il primo dell'incoscienza, perché concepivo la classica come qualcosa di noioso e "obbligatorio" da fare. Il secondo stadio è stato quello della "maturità", cioè la fase in cui capisci che la classica è la mamma di ogni linguaggio occidentale e non, per cui è necessario impararla. Da lì, un unico grande amore».
Mattia certamente ha uno o più obiettivi da raggiungere. Forse un sogno, un grande sogno… «È possibile scegliere di avere più sogni? Uno solo è riduttivo!... Ad oggi è quello di diventare un importante direttore d’orchestra nel mondo. Bisognerà lavorare duro...».
Scrive Mina: «La musica, bella o brutta, seria o ignorante, santa o puttana, è lunga. E non ti abbandona. È il rumore dell'anima. E ti si attacca alla pelle e al cuore per non lasciarti più». Su questo Mattia è lapidario: «E come sempre, Mina ha capito tutto».
Oltre la musica classica Mattia ha conosciuto molti generi musicali. «Vado a periodi e momenti della vita. Cantanti italiani, cantautori, rocker, cantanti jazz, popolari e altri... In questo periodo sicuramente i cantautori italiani degli anni ’60-‘70. Sicuramente Mina, perché lei è la musica italiana».
Mattia ha una serie di appuntamenti. Che come per gli anni scorsi, gli riserveranno certamente grandi successi. «Sto preparando gli ultimi appuntamenti con l'Orchestra Giovanile Polimnia, prima dell'estate a Cosenza. E tanti progetti da portare in giro per la Calabria nell’imminente estate, fra il tango con i Tres Tonos del tango e progetti jazz. Non mancheranno gli eventi della grande classica con la rassegna "Ti racconto un suono” a Villa Giordanelli di Scalea e il Metaconcerto con il mio collega e amico Lorenzo Maria Aronne».
Con il maestro Mattia Salemme parliamo di presente, ma poi anche di futuro. «Mi manca viaggiare all'estero. Quando avevo 19 anni sono stato in giro per l'Europa. Da Londra a Parigi. Forse tornerò a viaggiare ancora, molto presto. Ogni tanto fa bene andare a vedere cosa stanno facendo dall'altra parte del tuo mondo. Vedo la mia vita dove la musica conta ancora come qualcosa di serio e remunerativo. La musica è un lavoro, ma alcuni non lo sanno».
Con la cultura non si mangia (cit.). Peggio ancora con la musica classica! «Sì e non biasimo nessuno. In Italia c'è un problema costante. C'è un basso livello di cultura e intelligenza emotiva. Prima di parlare di lavoro, c'è bisogno di sensibilizzare le persone al perché è importante andare ad un concerto di musica classica. Ad oggi vedo i giovani che ritornano ad ascoltare i "nostri" concerti, ma sono ancora pochi».
Non c'è stato un vero e proprio cambio generazionale. «Non c’è ancora stato. La classica è rimasta indietro, è diventata di "nicchia". Quello che faccio io è semplice: non vieni ad ascoltare quanto sono bravo a suonare, ma vieni a scoprire perché la classica ti fa bene, ti diverte, ti "accultura"».
La gente pensa che un musicista, come uno scrittore, non faccia alcuna fatica. E non lo paga. «Non ti sto nemmeno a dire quante volte sono stato deriso, umiliato e trattato male a fine evento... Sai com'è, il musicista non lavora, si diverte! Oppure quante volte mi hanno detto "Va bene un pasto caldo?”».“
Intanto è alle porte l’estate, stagione per eccellenza di svago e divertimenti. «Oltre la musica, spero di godermela anche un po' l’estate. Sai, Franco, va bene essere un musicista affermato nella nostra zona, ma ho sempre 26 anni».
“Ti racconto un suono” è stata un’idea che ha funzionato. È stato un gran bel successo. «Il titolo evocativo del progetto dice tutto. “Ti racconto un suono” è stata una scommessa non solo mia! Dietro ci sono Lorenzo Maria Aronne e Andrea Fama. Cerchiamo insieme di fare e dare cultura, musica di qualità e livello, arte e teatro. Ad oggi è la quarta edizione. Figlio di questo progetto è Metaconcerto. Ideato da Aronne, questo è lo spettacolo più seguito della rassegna da ormai qualche anno. Lo abbiamo portato in giro nei posti più spettacolari: dai Giganti della Sila (Fai) fino a Napoli al Teatro D'innovazione Galleria Toledo, a Castro del Volsci (Fr) al Teatro comunale Vittorio Gassman».