Il mistero dell'opera pittorica rinvenuta tra i ruderi dell’antico convento dei cappuccini di Saracena, è degno del capolavoro cinematografico di Ron Howard, Il Codice da Vinci. Il dipinto si distingue appena, su una delle pareti della struttura cinquecentesca, eppure affascina per l’incredibile somiglianza con il Cenacolo dipinto da Leonardo conservato nell’ex refettorio adiacente il convento di Santa Maria delle Grazie a Milano.

Complesso costruito nel XVI secolo

Secondo alcuni documenti custoditi nella Chiesa bizantina di Santa Maria del Gamio di Saracena, il convento fu fondato nel 1588, diventando sede di noviziato e luogo di studi, dove trascorse un anno anche Sant’Angelo d’Acri. Nell’ottocento però, il monastero attraversò un periodo di decadenza, chiudendo i battenti nel 1918, dopo essere stato utilizzato anche come prigione per i soldati austro ungarici durante il primo conflitto mondiale.

L'interesse corre sul web

A riaccendere i riflettori su questo complesso abbandonato sono state le associazioni Mystica Calabria, che ha fornito anche le foto agganciate a questo articolo, e Mistery Hunters, costituita nel 2012 con l’obiettivo di ampliare, espandere ed arricchire le conoscenze sull’immenso patrimonio storico, culturale ed archeologico custodito in Calabria. Patrimonio nel quale, a pieno titolo, va annoverata anche quest’opera di incerta datazione e di autore sconosciuto. A Saracena, la presenza di una riproduzione dell’ultima cena, era nota soprattutto tra i più anziani, senza che però questa circostanza conquistasse la ribalta o attraesse l’attenzione delle istituzioni preposte alla conservazione dei beni culturali. Non si tratta di un affresco, ma di un dipinto realizzato su intonaco secco con colori a tempera, in maniera del tutto analoga al celebre Cenacolo di Leonardo. L'originale, com’è noto, è stato irrimediabilmente danneggiato dall’apertura di una porta realizzata dai monaci per unire il refettorio alle cucine, proprio al centro del capolavoro. Si sono così persi per sempre i piedi di Cristo e quelli di alcuni apostoli. Dettagli che invece sono presenti sulla parete del convento di Saracena. Questi particolari inducono ad ipotizzare che l’autore abbia realizzato la riproduzione dopo aver avuto l’opportunità di visionare quello custodito nel capoluogo lombardo. O, perlomeno, che vi sia stata una contaminazione.

Cinquecentenario della morte di Leonardo

Nella parte bassa del dipinto di Saracena, inoltre, è interamente riprodotta anche una scritta difficile da decifrare per le pessime condizioni dell’intonaco. A stento inoltre, sembrerebbe riconoscere una data di metà dell’ottocento. La visita al convento, alla quale ha partecipato anche il parroco della Chiesa di Santa Maria del Gamio, don Leone Boniface, coincide con l’inizio dell’anno vinciano. Il 2019 infatti, sarà scandito da migliaia di appuntamenti organizzati in tutto il mondo per ricordare Leonardo, nel cinquecentenario della morte. Con questa iniziativa, l’associazione ha voluto richiamare l’interesse di studiosi, istituzioni e dei media, cercando così anche di rimettere insieme il puzzle di questa avvincente storia.

L'interesse della senatrice Corrado

Intanto sull’argomento, si registra un intervento della senatrice Margherita Corrado, archeologa, e componente della Commissione Cultura di Palazzo Madama, la quale preannuncia un sopralluogo «per rendermi conto - scrive in una nota - dello stato dell’arte dei luoghi e della valenza della testimonianza. Ciò nella certezza di poter contribuire a rafforzare le testimonianze storico culturali di cui la Calabria è ricca e che, per troppo tempo, non sono state nell’agenda di molti politici».