Il liceo classico “Morelli” di Vibo Valentia ha conquistato il primo posto nella finalissima del torneo della disputa “Dire e contraddire”. L’evento, andato in scena a Roma, è stato promosso dal Consiglio nazionale forense. La squadra vibonese, composta da Katy Biondi, Vincenza Caparra, Greta Nesci, Nicola Restagno e Giuseppe Pugliese, si è imposta sugli studenti del liceo scientifico "Severi" di Castellammare di Stabia e sugli allievi dell'istituto salesiano "Sant'Ambrogio" di Milano. Al centro della disputa, la celebre frase pronunciata da Giulio Andreotti "Una smentita è una notizia data due volte". Frase analizzate e sviscerata dagli studenti che ne hanno sottolineato pecche e punti di forza non facendo mancare collegamenti con letteratura e filosofia.

 

Grande soddisfazione è stata espressa dal dirigente scolastico del “Morelli”, Raffaele Suppa che in prima battuta ha voluto ringraziare i docenti (Iosella Marino, Angela Ventrice e Bianca Cimato) e il presidente dell’ordine degli avvocati di Vibo, Franco De Luca, per il sostegno durante il percorso: «Il mio pensiero – evidenzia il preside- va soprattutto a questi ragazzi straordinari. Siete riusciti a trasmetterci tante emozioni. Avete affrontato con determinazione, impegno, serietà, compostezza e tanta passione questa sfida. Non avete solo fatto leva sulla forza della parola, ma avete usato soprattutto il cuore nelle varie fasi della disputa ai vari livelli: i sentimenti sono epicentro di vita ed orizzonte di senso dell’animo umano. Non era facile ma voi ci avete creduto. Ecco, questa è la scuola e la generazione che, grazie a docenti appassionati e coraggiosi, vogliamo accompagnare in questa difficile fase dell’epoca storica in cui viviamo e della vostra formazione. Non arrendetevi mai: i vostri sogni sono tutti lì ad aspettarvi».

 

Suppa ha rimarcato poi il valore della vittoria nel contesto nazionale: «Avete contribuito a portare la nostra scuola (una scuola di periferia) agli onori nazionali. Segno che il Sud, la Calabria e la Vibo che vogliamo raccontare sono questo. La parte sana della società che vuole vivere e sognare, resistere alle derive che vorrebbero relegare questo territorio al suo destino e contribuire così – aggiunge Suppa - al cambiamento che tutti dicono di volere a parole ma nessuno si impegna a realizzare».