Quarantuno anni fa fu fondato il Centro Internazionale di Studi Gioachimiti, l'istituto culturale che ha diffuso nel mondo la figura di Gioacchino da Fiore, un maestro della civiltà occidentale. Il prestigioso ente, annoverato dal Ministero della Cultura fra gli Istituti culturali di rilevanza nazionale, gode di una straordinaria credibilità internazionale per l'opera sistematica ed organizzata di diffusione del pensiero di Gioacchino da Fiore.

«Grazie all'eccellente lavoro del Centro Internazionale di Studi Gioachimiti, fondato nel 1982, siamo ora finalmente in grado di ottenere una visione più affidabile degli scritti di Gioacchino da Fiore e di distinguere il suo vero pensiero rispetto a quello falsamente attribuitogli», scrive la rivista tedesca Zeitschrift fur Kirchengeschichte (Rivista di Storia della Chiesa).

Uno straordinario riconoscimento ai quarantuno anni di lavoro di squadra, svolto da tanti studiosi che adesso non ci sono più e da tanti altri  he da diverse parti del mondo collaborano a questo obiettivo, far conoscere sempre di più Gioacchino da Fiore, è arrivato da Papa Benedetto XVI. «Negli anni Cinquanta - ha scritto il papa emerito in una lettera indirizzata al Centro Studi - Gioacchino era ancora considerato un sognatore sulla cui opera si preferiva tacere... Da allora l'opera di Gioacchino è stata al centro di ampi dibattiti e il silenzioso abate di Fiore si meraviglierebbe di tutto quello che oggi gli si attribuisce.. Per questo la pubblicazione di una moderna edizione critica dei suoi scritti rappresenta un'assoluta necessità, alla  quale ha corrisposto il Suo Centro Internazionale di Studi Gioachimiti».

Anche Papa Francesco, dopo aver ricevuto alcune pubblicazioni dell'abate calabrese consegnategli da una delegazione del Centro Studi, ha assicurato - in una lettera inviata al Centro Studi - il suo sostegno «per tutti i collaboratori del Centro affinché possano vedere coronati di frutti positivi gli sforzi dispiegati in favore della diffusione del pensiero di Gioacchino da Fiore». Il Presidente della Repubblica ricevette i vertici del Centro Studi al Quirinale. In quella occasione gli fu donata una prestigiosa pubblicazione, il codice 322. Successivamente, il Presidente della Camera inaugurò all'Accademia dei Lincei le manifestazioni dell'Ottavo centenario della morte di Gioacchino da Fiore.

Il Centro è attualmente presieduto dal prof. Giuseppe Riccardo Succurro; dal 1982 al 2009 è stato presieduto dal prof. Salvatore Angelo Oliverio. Il Comitato scientifico del Centro, composto da studiosi europei ed americani, è diretto dal prof. Gian Luca Potestà, ordinario di Storia del cristianesimo all' Università Cattolica di Milano; dal 1982 al 1984 è stato diretto dal prof. Raoul Manselli e successivamente dal prof. Cosimo Damiano Fonseca. Il Centro svolge una intensa attività scientifica ed editoriale, divulgativa e promozionale, formativa e didattica, spesso in collaborazione con prestigiose università ed istituzioni culturali italiane e straniere. Gli studi su Gioacchino da Fiore non sono affatto mere esercitazioni di malinconici eruditi o celebrazioni acritiche di antichi miti, ma contributi alla conoscenza di idee e processi storici per nulla estranei alla formazione della civiltà alla quale apparteniamo. Oggi, in tempi di crisi dell'ideologia e di bisogno di profezia come metodo di lettura continua della storia per il governo del futuro, assistiamo ad un significativo risveglio di interesse verso le tematiche fondamentali del fondatore dell'ordine florense che ha ideato «il più grandioso disegno di teologia della storia del misticismo medievale».

II pensiero di Gioacchino non è rimasto chiuso nel Medio Evo ma si è proiettato nei secoli futuri penetrando nel cuore stesso dei processi formativi della civiltà europea. Esso è stato così variamente ripreso, assimilato e metabolizzato da divenire uno dei più frequentati crocevia della tradizione culturale e spirituale dell’Occidente. Gioacchino da Fiore va pertanto conosciuto, studiato e divulgato come uno dei grandi maestri della civiltà europea. Già subito dopo la sua morte, il suo messaggio si proiettò sulla inquieta vicenda del francescanesimo spirituale e giunse per questa via a Dante Alighieri. La Divina Commedia è ispirata ed animata dalla tensione innovatrice e profetica dell’Abate di Fiore, di cui Dante riprende e rilancia figure e simboli, connessi con le istanze di rinnovamento morale e spirituale della cristianità.

Cristoforo Colombo si appellò più volte, nei suoi scritti, all’autorità profetica dell’Abate calabrese, collegando la sua missione esplorativa all’evangelizzazione delle ultime genti della terra che, insieme con la definitiva riconquista di Gerusalemme, avrebbe dovuto segnare l’inizio della terza ed ultima età del mondo, l’età dello Spirito Santo. Anche i primi missionari francescani spagnoli dell’Osservanza partirono spinti dalla speranza gioachimita di poter creare nel nuovo mondo quella Ecclesia Spiritualis propria dell’ ultimo tempo della storia della Salvezza, ponendo le basi di una tradizione culturale e spirituale gioachimita il cui filo rosso non si è mai spezzato nelle terre dell’ America Latina.

Recentemente la disposizione iconografica degli affreschi michelangioleschi della Cappella Sistina è stata inequivocabilmente ricondotta alle geometrie concordistiche dell’esegesi biblica e alle figurazioni simboliche trinitarie di Gioacchino da Fiore. Michelangelo ebbe infatti, come consulenti teologici, due illustri gioachimiti del suo tempo, il cardinale agostiniano Egidio da Viterbo e il teologo francescano Pietro Galatino.

Gli studi e la bibliografia gioachimita del Novecento risultano molto ricchi ed innovativi, ed hanno avuto una forte ripresa soprattutto nella seconda metà del secolo ed in questi primi decenni del terzo millennio. I centri di attività più fecondi sono stati e continuano ad essere l’Università di Oxford (dove ha operato la studiosa M. Reeves), le Università di Berlino, di Costanza e i Monumenta Germaniae Historica (in cui operano i discepoli e prosecutori delle ricerche di Herbert Grundmann) e gli Stati Uniti in cui opera un folto gruppo di studiosi e accademici dediti agli studi su Gioacchino da Fiore, sul profetismo e sull’apocalittica: Robert E. Lerner, nella Northwestern University, Bernard McGinn alla Divinity School dell’Università di Chicago, Stephen Wessley nel York College della Pensilvania, Sandra Zimdars-Swarts nell’Università del Kansas, Delno West nell’Università dell’Arizona, Randolph Daniel nella Università del Kentuchy. All’Università di Harvard ha a lungo insegnato Morton Bloomfield, studioso di Gioacchino e del Gioachimismo, che, con la Reeves, costituisce la sorgente del ricco filone di studi gioachimiti dell’ area anglosassone. Come si evince dalla bibliografia del Novecento, anche in Italia, in Francia, in Spagna, in Portogallo ed in America Latina, soprattutto nel Messico, è stata registrata una notevole fioritura di studi e di pubblicazioni.

L’evento nuovo di questo primo ventennio è la notevole presenza di temi gioachimiti non solo nelle riviste specializzate, ma anche nella stampa periodica e quotidiana di grande diffusione, nonché su quella locale. Articoli, spunti, riferimenti e citazioni, dibattiti e riflessioni di terza pagina, recensioni e proposte di letture, dimostrano la crescente e comprensibile attrazione che la figura di Gioacchino esercita sul mondo contemporaneo. La storia dell'umanità per Gioacchino è storia della salvezza; sull'intero corso dei tempi del Vecchio e del Nuovo Testamento domina la Trinità: il Padre, autore di tutte le cose; il Figlio che si è degnato di condividere il nostro fango; lo Spirito Santo, di cui dice l'Apostolo "Dove c'è lo Spirito Santo ivi è la libertà". Per Gioacchino da Fiore l'Età dello Spirito Santo non rimpiazza l'Età del Figlio, ma la porta a compimento dall'interno.   

L'abate florense è "lo storiografo dello spirito" che legge una visione adeguata del presente e prospetta l'ordito provvidenziale della prossima età salvifica. Gioacchino è l'interprete dell'Apocalisse, rivelazione di Cristo a Giovanni e profezia di Giovanni alla Chiesa. Nell'Apocalisse sono enigmaticamente rappresentati gli eventi passati, annunziati quelli futuri, descritte l'apertura delle cose sigillate e lo svelamento di quelle nascoste. L'Apocalisse è in parte già racconto, in parte rimane profezia. La speranza di Gioacchino da Fiore non era una utopia, una fuga in avanti verso l'immaginario, ma un progetto di riforma profetica della cristianità; ed il  profetismo è il dibattito della Parola di Dio con le pesantemente della storia.

L'edizione degli scritti autentici dell'abate calabrese, culminata con la recente pubblicazione della "Concordia del Nuovo e dell'Antico Testamento", è un'operazione culturale storica che ha aperto finalmente la strada a una nuova, e più genuina, interpretazione della figura di Gioacchino da Fiore. Abbandonate le antiche polemiche sulla sua ortodossia, è ormai evidente che l'abate calabrese incarnò una istanza riformistica peculiare all'interno del mondo monastico del secolo XII, tesa verso un ritorno a una primitiva purezza in maniera del tutto inseparabile dal grande tronco dell'ordo sancti Benedicti, dal quale erano già derivate le riforme di Cluny e di Citeaux.