Quando si parla di sale pensiamo subito al sale domestico, usato per insaporire i nostri piatti; ma nel Crotonese, ed esattamente a Zinga, frazione di Casabona, sul letto del fiume Vitravo, esistono i cosiddetti diapiri salini.

Oggi, un gruppo di ragazzi di Italia Nostra, l'associazione nazionale che ha lo scopo di proteggere e valorizzare beni culturali e ambientali, insegue tenacemente un obiettivo ambizioso: promuovere la Vallata del Vitravo e farla conoscere attraverso l’istituzione di un geoparco che ne possa valorizzare le peculiarità.

I diapiri salini sono rocce evaporitiche formate da sale, nel caso specifico salgemma. E sono legate a un evento geologico avvenuto 5 o 6 milioni di anni fa: con la chiusura dello stretto di Gibilterra, non avendo più il mar Mediterraneo uno scambio con le acque dell'Oceano Atlantico, iniziò a riscaldarsi ed evaporare lasciando per l'appunto il sale che, con il passare del tempo geologico, iniziò ad essere seppellito da altri sedimenti formando così, appunto, i diapiri salini (o cupole saline), termine derivante dal greco, che significa penetrare.

Queste rocce di sale, oggi, emergono dalla superfice proprio perché il sale per bassa densità tende a risalire verso l’alto. È così che letteralmente i “diapiri” penetrano queste terre bucando agevolmente l’argilla con l’aiuto naturale di movimenti tettonici o smottamenti che si verificano quasi una volta al mese.

I diapiri salini sono unici in tutto il continente europeo e li troviamo soltanto in questo territorio. La presenza di sale nel territorio di Zinga ha destato notevole interesse in epoche remote anche dal punto di vista minerario e infatti già gli antichi greci, ma anche i romani, abitavano questa valle proprio perché il sale era una bene prezioso fondamentale per la conservazione degli alimenti.

In epoche recenti, la presenza del sale è stata comunque molto importante, soprattutto fino agli anni sessanta. E non è raro imbattersi nei ruderi di caserme della Guardia di Finanza che, con il Monopolio di Stato, controllava l’estrazione sul territorio contrastando i fenomeni di contrabbando di sale che si verificano assiduamente in questa vallata.

Ancora oggi, numerose anziane di Zinga, ricorono alle stalattiti di sale (chiamate “salinelle” dalla gente del luogo), per trattare la carne di maiale e varie conserve a conferma della centralità, nella cultura e nelle tradizioni, dei diapiri salini. Un bene culturale, antropologico, geologico che meriterebbe davvero di essere valorizzato.