Limbadi, le foto di bambini che giocano con pistole diventano un caso

Le immagini sono state pubblicate in un reportage sulla ‘ndrangheta nella rivista “Il Venerdì di Repubblica”. Il garante dell’Infanzia insorge: «Non è corretto»

di Redazione
7 maggio 2019
10:35
Le foto pubblicate sul Venerdì di Repubblica
Le foto pubblicate sul Venerdì di Repubblica

«Non è deontologico, non è corretto e contravviene alle più elementari norme della tutela dei minori la pubblicazione di una foto a tutto campo, su due pagine, di bambini intenti a giocare per le vie del loro paese, a corredo di un sia pur coraggioso e meritevole articolo contro la ‘ndrangheta»: è quanto dichiara Antonio Marziale, garante per l’Infanzia e l’Adolescenza della Regione Calabria, destinatario di più denunce genitoriali.

Il caso

«Il settimanale "Il Venerdì di Repubblica" - spiega Marziale in una nota stampa- ha pubblicato un articolo parlando di Limbadi, paese tristemente noto per l’alta densità mafiosa che da sempre oscura l’esistenza anche di persone del tutto avulse alla mafia, come risultano essere le famiglie dei bambini coinvolti senza nemmeno alcun accorgimento per celarne l’identità. Bimbetti che, come mi hanno spiegato i legali delle famiglie denuncianti, Nicola D’Agostino e Francesco Petrolo, si rincorrevano giocando con pistole di plastica nel periodo delle feste patronali due o tre anni orsono. Certo - evidenzia il Garante - meglio sarebbe se fossero dotati di altri giochi, ma bene o male tutti da piccolini abbiamo giocato in modo identico e forse anche la pubblicazione della foto, se decontestualizzata dal contenuto dell’articolo, non avrebbe suscitato alcun risentimento nei genitori».


«Si rispettino i bambini»

Come rimarcato dal garante «la tutela dei minori richiede al mondo dell’informazione e della comunicazione in generale massima accortezza e sensibilità». Per questo: «Non si può attingere ad una foto estranea agli accadimenti narrati e farne immagine portante di storie di mafia, massonerie, appalti, droga e omicidi. E se la foto, come asserisce la didascalia, è diventata virale sui social network, allora tutto diventa più grave perché l’informazione professionistica proprio in questo si deve distinguere, ossia negli accorgimenti a tutela dei minori, se non per sensibilità almeno per rispetto delle leggi in vigore». In conclusione Marziale annuncia la volontà di inviare una segnalazione all’Ordine dei giornalisti ed alle autorità preposte a controllare «che la tutela dei minori non sia soltanto uno slogan ad effetto, ma diventi prassi consolidata nell’esercizio della più importante funzione democratica che un paese civile detiene, l’informazione».

 

 

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