Sono passati 25 anni, ma la strage di Buonvicino avvenuta per mano di un assassino che non accettava la fine del suo matrimonio resta ancora una ferita aperta. Genny Salemme, 32 anni, i suoi genitori, la sorella Francesca, il cognato Luigi e la figlia della coppia, Fabiana, 11 anni appena, vengono freddati mentre cenano la sera del 19 novembre 1996 con la pistola d'ordinanza dell'allora 33enne carabiniere Alfredo Valente, arrivato da Formia, dove prestava servizio, per "punire" la moglie, che aveva chiesto il divorzio, e la sua famiglia, che appoggiava la scelta.

Morirono in sei, sopravvissero solo la figlia Alessandra, e il nipotino Marco, fratello di Fabiana, che in questa intervista rilasciata alla nostra emittente racconta la sua vita da sopravvissuto. La più grande strage famigliare mai registrata in Italia è di recente diventata un'opera letteraria, "Sangue del mio sangue", scritta a quattro mani dalla giornalista Fabrizia Arcuri, parente delle vittime, e il criminologo Sergio Caruso. Ieri sera gli autori hanno presentato il libro a Diamante, dove Valente è tornato a vivere da uomo libero dopo aver scontato 25 anni di carcere.

Grande successo di pubblico

L'evento, annunciato nei giorni scorsi, ha destato molto interesse. Piazza Savonarola, che ha fatto da cornice, ha fatto registrare il tutto esaurito. Al dibattito, moderato dal giornalista Michele Albanese, hanno partecipato la presidente del Cif Cosenza, Concetta Grosso, il senatore di Italia Viva e sindaco di Diamante Ernesto Magorno e il sottosegretario di Stato al Ministero dell’Interno nel governo Draghi, Ivan Scalfarotto. Presente anche Michele Falco, editore dell'opera e titolare della storica casa editrice "Falco Editore".

Commozione e lacrime

Nonostante l'attenzione mediatica suscitato negli anni dal caso, i famigliari di Genny raramente hanno accettato di raccontare in prima persona l'accaduto e ancora meno inviti e proposte dello showbiz. Pertanto il libro "Sangue del mio sangue" è una novità assoluta che ha richiesto un profondo lavoro di introspezione da parte della coautrice Fabrizia Arcuri. La giornalista a più riprese si è commossa e ha commosso il pubblico presente, spiegando di aver sentito la necessità, insieme al criminologo Sergio Caruso, di raccontare la sua tragedia famigliare affinché nessun altro viva il suo stesso dolore, che è vivo ancora oggi, come il ricordo della cuginetta Fabiana.