VIDEO | Le sue origini sono legate ad una leggendaria regina greca, Oichista, che impresse l’impronta del suo piede sul punto più alto della rocca sovrastante il borgo. Tra le meraviglie del paese i ruderi del castello normanno
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Bova o Chòra tu Vùa in greco di Calabria non è considerata soltanto la capitale della Calabria greca o uno dei borghi più belli d’Italia, bensì uno dei tesori più preziosi di cui si conservano le testimonianze storiche. Nonostante lo scorrere del tempo mantiene intatto il suo fascino. Le sue origini sono legate ad una leggendaria regina greca, Oichista, che impresse l’impronta del suo piede sul punto più alto della rocca sovrastante il borgo. Tra le meraviglie di Bova, sulla cima del Monte Rotondo in posizione egemone sulla sottostante vallata troviamo i ruderi del Castello Normanno risalente all’ XI secolo.
«Era il punto chiave del sistema difensivo, una realtà importante che controllava tutta l’area grecanica, sia i percorsi costieri sia quelli interni” afferma Riccardo Consoli, specializzato nel campo dell’archeologia calabrese.
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Nonostante le prime testimonianze storicamente documentate sull’esistenza di Bova risalgano ai primi anni del secondo millennio, quando tra il 1040 ed il 1064 i Normanni si imposero su Arabi e Bizantini nella dominazione della Sicilia e della Calabria, numerosi ritrovamenti archeologici rinvenuti in prossimità del castello risalenti al periodo Neolitico, testimoniano proprio le antiche origini di Bova. Furono rinvenute schegge di ossidiana, attestanti il commercio primitivo che gli abitanti delle isole Eolie intrattenevano con i popoli vicini a partire dal IV millennio a.C. Pertanto le rocche del castello ospitarono sicuramente un insediamento umano di età preistorica. I numerosi frammenti vascolari, con disegni a meandro, ad impasto lucido nero, sono di fattura certamente greca, del primo periodo di colonizzazione, comprovano l'antica esistenza di abitazioni nella zona del castello e documentano i vari insediamenti umani nel corso dei secoli.
Come si può notare, poche sono le tracce rimanenti dell’imponente struttura del castello. Si ipotizza che fosse stato potenziato dagli aragonesi nel 1494 e si può affermare che il castello fu progettato e costruito su vari piani di elevazione le cui fondazioni poggiavano direttamente sulla roccia. È stato ipotizzato che si sviluppasse su tre livelli, al piano inferiore un salone al quale si accedeva attraverso un “corridoio”; al piano superiore le due stanze e ancora più in alto una piccola cappella coperta con volta a botte e affrescata. Inoltre al castello si addossavano le mura di cinta della città di cui faceva parte la Torre Parcopia ancora oggi esistente. Si celano molteplici leggende, storie ma soprattutto scoperte e studi in corso.