VIDEO | Il volume del magistrato Vito Tenore presentato in Comune alla presenza del sindaco Nicola Fiorita. L’esperto di tradizioni Enzo Colacino ha curato la trasposizione dei 139 articoli in calabrese
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In apparenza pesante con le sue 700 pagine ed oltre; sfogliando il volume invece l’approccio diventa affascinante nonostante ripeta più volte lo stesso testo.
Nella Sala Concerti del Comune di Catanzaro è stato presentato “La Costituzione tradotta nelle lingue e nei dialetti regionali italiani”, un libro in cui i 139 articoli della nostra “Magna Carta” si ripetono tradotti nei dialetti dei 20 capoluoghi di regione.
Tenore e Colacino
«È un tentativo attraverso questo volume di avvicinare la nostra Costituzione che resta unica e unitaria – ha detto ai microfoni del Network LaC Vito Tenore, magistrato della Corte dei Conti ed autore dell’opera – delle fasce culturalmente meno attrezzate, ma nel contempo valorizzare la bellezza, la musicalità, le sonorità dei dialetti che sono storia, sono cultura che non dobbiamo perdere.”
Per la Calabria e per Catanzaro suo capoluogo non poteva esserci un esperto migliore. «È una delle cose più belle che ho fatto per questa città, per la mia regione – ha detto Enzo Colacino, studioso del dialetto e delle tradizioni catanzaresi – Mi ha emozionato perché nel momento in cui alla fine scrivi il tuo nome assieme alla firma dei padri della Costituente non puoi non sentirti emozionato, specie se hai la stessa data di nascita (1948) della Costituzione.”
Al dibattito erudito, intervallato dalla lettura di qualche articolo (in catanzarese) dello stesso Colacino e di Michele Iansiti (in napoletano) altri illustri relatori come Mario Vallone, presidente Anpi Calabria; Stefania Argento, sovrintendente Beni Archeologici ed artistici di Catanzaro-Crotone; Caterina Vaiti, sindacalista Cgil. A fare il saluto e gli onori di casa il sindaco Nicola Fiorita.
Costituzione e Autonomia differenziata
Qualcuno potrebbe vederci una risposta indiretta quanto democratica alla legge sull'autonomia differenziata?
«Per la verità – risponde Tenore con un sorriso sornione – non ci siamo posti questo obiettivo in quanto al momento della stesura non avevamo doti profetiche su quello che sarebbe successo, però sicuramente è un'opera unitaria che ha solo un fine, valorizzare la bellezza dei dialetti, non frazionare l'Italia. Il nostro Paese ha la sua forza e la sua unitarietà, però le piccoli realtà locali non vanno affatto dimenticate e lo stesso campanilismo, tante volte incriminato, se utilizzato bene assolve ad un’ottima funzione di stimolo».