VIDEO | L’iniziativa ha attirato l’interesse di molti buongustai e tanti curiosi, desiderosi di conoscere la ricetta di un piatto che vedeva i monaci accogliere i poveri proprio con una porzione di questi legumi
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In virtù di un’usanza che, ogni anno, contribuisce a rendere celebre il nome di Maida (centro da circa 4mila500 abitanti nell’entroterra catanzarese), è stata organizzata a Paola la “Ciciariata”, una manifestazione basata sulla secolare ricetta dei frati ordinati secondo le regole di San Francesco, che nella sua versione originale viene svolta nelle giornate dell’1 e 2 Aprile dinnanzi all’antico convento maidese, dove migliaia di persone vengono servite gratuitamente con un’abbondante porzione di pasta e ceci, nel segno di una tradizione che vedeva i monaci accogliere i poveri proprio con un piatto di questi sostanziosi legumi.
Sebbene in formato ridotto, l’iniziativa svolta nella città del Santo grazie al contributo del “Comitato Ciciariata” di Maida, ha incontrato il gradimento dei paolani, accorsi nel cuore del centro storico (a Largo Sette Fontane), per un assaggio di sapori antichi, capaci di coniugare il palato e la fede.
Nel pieno rispetto della Regola lasciata dal Patrono di Calabria, che sul fronte alimentare – almeno per gli appartenenti all’Ordine – impone di evitare carni, grasso, uova, burro, formaggio e qualsiasi specie di latticini e di tutti i loro composti e derivati, la ricetta proposta è stata preparata con l’utilizzo di semplici ingredienti, tutti reperibili a costi molto contenuti.
Patrocinata dal comune di Paola, presente con il sindaco Giovanni Politano e la vice Maria Pia Serranò, e benedetta dalla comunità dei Minimi, per l’occasione rappresentata da padre Domenico Crupi, la manifestazione è stata incastonata a ridosso della Festa votiva dedicata alla Madonna di Montevergine e al Taumaturgo, del quale ogni 8 settembre ricorre la celebrazione della protezione sulla città, manifestatasi in occasione del terremoto che devastò la parte centro settentrionale della regione nel 1905.
Facendo un rapporto con la preparazione annualmente messa in campo a Maida, la quale richiede l’utilizzo di oltre 30 caldare (i celebri pentoloni anneriti dalla fuliggine), a Paola ne sono bastate due, nelle quali ha preso corpo una zuppa che ha richiesto quasi 50 kg di pasta e più di 20 kg di ceci, dei quali – comunque – a fine serata non è rimasta traccia.