Una mostra per raccontare i beni confiscati in Calabria, nell’ambito del 3° meeting internazionale della Fondazione Magna Graecia. È possibile visitarla all’interno del castello di Scilla, grazie all’allestimento curato dal laboratorio di ricerca Landscape in progress del dipartimento Architettura e territorio d’Arte dell’università Mediterranea di Reggio Calabria.

«Si tratta – spiega la docente Marina Tornatora – di una mappatura degli edifici sottratti alla criminalità organizzata calabrese, il racconto dello loro stato, ma anche l’illustrazione degli interventi che anche come Università abbiamo potuto fare, predisponendo assieme agli studenti dei progetti che hanno trasformato l’esistente».

La mostra vuole essere anche un invito alla politica. «Non bisogna ritenere che una volta assegnato il bene, il suo problema è risolto – sostiene il docente Ottavio Amaro – perché fino a quando la struttura rimane una ferita nell’urbanistica, oppure è vandalizzata prima dell’assegnazione, essa non sarà mai uno strumento di rinascita delle comunità, ma rimarrà il brutto segno dei vecchi proprietari». Nel commentare la scelta fatta dalla Fondazione, che ha voluto far coincidere l’apertura al pubblico della mostra con la presentazione degli eventi del meeting, il presidente Nino Foti ha sottolineato come «il nostro intento è quello di promuovere segnali di rinascita del Mezzogiorno, attivando circuiti che anche grazie alla riqualificazione dei beni confiscati testimoniano la grande valenza di energie, anche giovanili, che si impegnano e riescono».