L’autore, consulente della Presidenza del Consiglio e del Ministero della Cultura, alla Fondazione Mancini ha proposto una riflessione sui servizi di prossimità nella riorganizzazione urbana innescata dall’infezione
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Dalle criticità emerse durante il periodo del Covid, Francesco Alessandria ha tratto un saggio, La città post-pandemia, edito da Aracne, con un focus sulla riorganizzazione dell’agglomerato urbano, tenendo conto delle nuove esigenze dei servizi di prossimità emerse durante il lockdown con la limitazione degli spostamenti. Ma anche del rinnovato concetto di rigenerazione urbana e di sostenibilità ambientale.
Architetto, docente di discipline urbanistiche ed ambientali all’Università Tor Vergata di Roma e consulente della presidenza del Consiglio e del Ministero della Cultura, Francesco Alessandria è stato ospite della Fondazione Giacomo Mancini, nell’ambito di un appuntamento introdotto da Giacomo Mancini jr, al quale sono inoltre intervenuti Elio Costa, magistrato e già sindaco di Vibo Valentia; Maria Pia Funaro, ingegnere e già vicesindaco di Cosenza; Salvatore Giorno, avvocato e dirigente politico; Domenico Passarelli, urbanista e docente universitario.
Un nuovo umanesimo
«La città della post pandemia è una città che si va rinnovando – ha spiegato Alessandria –. Il tragico evento del Covid ha creato un diaframma tra un momento storico precedente ed uno successivo, un effetto simile a quello di una guerra. In questa ripartenza sono proiettate una serie di azioni finalizzate a trasformare l’agglomerato urbano secondo un nuovo modo di concepire la vita con i principi di sostenibilità economica, ambientale ma soprattutto sociale. Mi viene da dire, utilizzando una espressione aulica, un nuovo umanesimo in cui la persona è al centro delle valutazioni».
Cambiata la forma mentis
Il sistema di telecomunicazioni e lo smart working hanno garantito la continuità del servizio pubblico «e consentito di compiere passi in avanti notevoli, accelerati dai bisogni del momento. È cambiata la forma mentis, per cui alcune cose che prima erano inconcepibili oggi sono diventate essenziali».
In qualche misura, secondo Alessandria, questi aspetti sono la parte positiva dell’eredità che la pandemia ci ha lasciato: «Il bicchiere mezzo pieno – sottolinea – L’ennesima testimonianza di come l’uomo, nelle situazioni difficili, riesce a tirare fuori la parte migliore».
La persona al centro
Mettere al centro la persona significa ripensare il sistema urbano inteso come luogo in cui i cittadini possono fruire di un insieme di servizi di prossimità, quindi salute, centri sociali, mercati, oratori, biblioteche, scuole, spazi verdi, viabilità, attività commerciali. Un’idea contrapposta a quella dei quartieri dormitorio e delle periferie costruiti con l’idea di realizzare economie di scala secondo un principio entrato in crisi con l’avvento appunto del Covid.
Ma la politica è pronta per raccogliere queste nuove sfide? «La politica – replica Francesco Alessandria – ha un ruolo essenziale sempre. Perché i decisori sono coloro i quali devono interpretare le esigenze di una realtà, di una civiltà, di una popolazione, della gente. Il ruolo della politica è essenziale. Purtroppo però oggi mancano le scuole della politica, manca la formazione. E questa carenza si avverte».