«L'ultimo libro che ho scritto mi è molto caro, perché i protagonisti sono bambini che hanno dovuto attraversare i mari sui barconi; qualcuno ce l'ha fatta, molti no. Ho cercato di toccare questo tema con delicatezza, poiché sono libri destinati ai bambini, ma è giusto che loro sappiano quello che sta succedendo a tanti altri bambini come loro». Il passaggio di Vivian Lamarque a Cosenza, ospite del Premio Sila, ha avuto l'eco del caos: un battito di ali che ha generato un'onda di bellezza delicata e persistente.

La poesia, per lei, che nella sua lunga e prolifica carriera, ha vinto tra gli altri il Premio Strega Poesia per il libro "L'amore da vecchia" (Mondadori), è la vita e nella vita entra e a volte illumina le stanze interiori, altre volte le mette a soqquadro. «È stata terapeutica per parecchi anni - ci racconta - poi, però, ha iniziato a diventare pericolosa perché mi faceva perdere un po' il senso della realtà».

Con sorriso tenero, quasi infantile, ammette con candore di aver avuto due terapeuti nella sua vita, che in modo diverso l'hanno salvata. «Uno è stato per me la poesia, l'altro uno psicanalista junghiano. Ho la fortuna di aver mantenuto, anche se ho quasi 80 anni, dei pezzetti di infanzia ancora dentro di me. E posso dire che sono una vecchina con una bambina come badante».