Non una presentazione classica, quella di cui sono stati protagonisti Catena Fiorello Galeano e il suo ultimo libro, Ciatuzzu, su iniziativa della libreria Mondadori di Gioia Tauro. Travolgente si dal suo arrivo, scherza con lettori e lettrici con cui prosegue dialoghi magari cominciati sui social, e firma copie chiedendo a ciascuno un parere sul romanzo. Che parla di emigrazione e di riscatto, «dunque - si affretta ad aggiungere lei – riguarda molti di noi del Sud, che è come se avessimo un gene modificato che ci fa accettare l’obolo della lontananza e dell’amore delle radici». La libraia Sofia Ambesi ha fatto in modo che l’incontro, prima tappa di una due giorni calabrese, fosse tutt’altro che tradizionale – all’ora dell’aperitivo, immancabili tartine e analcolico – e stabilisse quella confidenza con il suo pubblico che l’autrice cerca.

«Sono una che vive il mondo – dice di sé – e che il mondo lo racconta non da spettatrice, proprio per questo non faccio distinzione tra piccole e grandi librerie dove vado, in ognuna trovo persone che mi restituiscono il loro vissuto che poi influenza i miei racconti». Il libro edito da Rizzoli diventa quindi il ponte, l’occasione, per confrontarsi con un pubblico che si mette in fila, che poi la circonda e infine si fa immortalare nell’immancabile selfie che diventa il manifesto di uno scambio scherzoso e serio da socializzare. «Si – confessa Catena rispondendo sul rapporto tra lei e i fratelli Beppe e Rosario – all’inizio era un gioco anche divertente essere la sorella di, ma ormai i miei racconti si sono imposti con una forza propria».