Dopo la designazione di Procida il primo cittadino rivela: «Abbiamo fatto degli errori ma qualcuno non ci ha supportati»
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Dopo la nomina di Procida a Capitale italiana della cultura 2022, serpeggia una certa amarezza fra i vicoli di Tropea. Qui è ancora vivo il ricordo del mancato accesso alla fase finale della competizione, con l’esclusione persino dalle prime dieci maturata già a metà novembre. E, alla luce della vittoria della piccola isola campana, qualcuno si interroga con maggiore forza sulla possibile occasione persa. Le due realtà, infatti, possono apparire più vicine di quanto non siano: entrambe sono località di mare, entrambe basano la propria economia sul turismo, entrambe sono centri molto piccoli (10mila abitanti Procida, 6mila Tropea) per i quali una tale vetrina avrebbe rappresentato un volano di sviluppo ideale in un periodo di grande crisi economica come quello che si sta vivendo a causa della pandemia.
Tra quelli che credevano fortemente nella vittoria, non poteva mancare il sindaco della Perla del Tirreno, Giovanni Macrì, secondo il quale l’affermazione di Procida è «il segnale che ci avevamo visto lungo nel candidare Tropea e che avremmo anche potuto vincere». A detta del primo cittadino, però, qualcosa non ha funzionato: «Sicuramente abbiamo commesso degli errori, ma preferisco tenerli per me. Evidentemente gli altri sono stati più bravi nell’elaborazione del dossier e hanno avuto un migliore e maggiore supporto rispetto a noi. Purtroppo – prosegue Macrì - ci sono eventi che non si possono prevedere e la morte di Jole Santelli è uno di questi: probabilmente se ci fosse stata lei avremmo avuto un maggiore supporto».
Nelle parole del sindaco è evidente il rammarico per non essere arrivati quantomeno nella short list, anche se l’amministratore ci tiene a sottolineare di aver «fatto tutto a costo zero grazie all’amore di molti tropeani per la città e di molti calabresi per la propria regione. Purtroppo, nel momento clou, è venuto a mancare l’apporto decisivo di diverse forze. La Calabria aveva l’occasione di convergere su Tropea, ma probabilmente la regione non ci ha creduto fino in fondo. Investire una cifra importante non avrebbe avuto confronto con il ritorno che ci sarebbe stato a livello di immagine e di interesse internazionale. Tutti si erano riempiti la bocca di buoni propositi, dalla Film commission che aveva promesso uno spot che non è mai stato realizzato, ad altre realtà che però sono scomparse. Ma dico tutto senza voler fare polemica. Quanto abbiamo fatto resterà per il futuro e nella disponibilità della città e, quando ci sarà l’occasione, cercheremo di farci valere nuovamente».