Era il 16 agosto del 1972 quando al largo della costa di Riace Marina il sub romano Stefano Mariottini faceva l’incredibile scoperta delle statue bronzee raffiguranti due guerrieri in eccezionale stato di conservazione. 

Oggi, a distanza di 50 anni da quell’evento che ha cambiato la storia dell’arte, rivoluzionando gli studi subacquei e del restauro, è vivo il ricordo e l’emozione di coloro i quali scoprivano per la prima volta insieme al mondo intero i Bronzi di Riace.

Passeggiando sulla riva riacese, nel giorno del cinquantenario ed in prossimità della zona in cui le statue furono scoperte, abbiamo incontrato Antonella Piromalli, che quel il 16 agosto del 1972 aveva solo 10 anni. 

L'intervista

Signora lei era qui, il 16 agosto di cinquanta anni fa, quando furono scoperti i Bronzi di Riace. Che ricordo ha di quel giorno?
«Era una giornata molto movimentata, tant’è che noi bambini (io avevo 10 anni) eravamo presi dalla situazione e ammaliati; la cosa che ci ha anche incuriosito, vedendo le foto di quel tempo, era che eravamo tutti vestiti col vestito della festa perché era una festa in effetti, era una cosa anomala per noi. E quindi siamo qui oggi a ricordarci com’eravamo 50 anni fa e della cosa preziosa che è emersa dalle acque».

Si ricorda che sensazione ha provato quando ha visto quelle due statue?
«Molta euforia, molta meraviglia e per noi era una cosa stranissima perché era la nostra spiaggia che si popolava in maniera strana, perché solitamente non c’era tutta questa gente che c’è oggi, c’erano poche persone. Ma quel giorno era proprio una festa con tante persone e questa meraviglia che stava emergendo».

Un ricordo che la signora Piromalli conserva nel cuore oltre che nella mente e che, passeggiando sulla spiaggia del suo paese d’origine rievoca con orgoglio, fiera di appartenere ad una terra che così tanta ricchezza è riuscita a regalare.