VIDEO | Il 16 agosto del 1972 il sub Stefano Mariotti nelle acque del mare della località jonica si trovò davanti una delle più grandi meraviglie dell'archeologia
Tutti gli articoli di Cultura
Nella mattina di 51 anni fa, Stefano Mariottini, sub romano, si immerge nelle acque del mare di Riace. In fondo all’acqua vede qualcosa che spunta dalla sabbia, ha fattezze umane. In principio (confesserà) pensava fosse un cadavere. Invece si era trovato davanti una delle più grandi meraviglie dell’archeologia mondiale: i bronzi di Riace.
La travagliata storia delle due statue
Da allora tante cose sono accadute: il primo restauro a Firenze; l’esposizione a Roma, nei primi anni Ottanta, fortemente voluta dal presidente della Repubblica, Sandro Pertini che li fece conoscere al mondo. Il ritorno a Reggio e le file per poterli vedere. Le scene di isteria: i Bronzi come le rockstar fanno piangere con la loro bellezza e fanno sognare. Ma il soggiorno a Reggio non è pacifico. C’è chi infatti vorrebbe clonare la meraviglia delle due statue e allora nasce il Comitato in difesa dei Bronzi di Riace e l’idea viene accantonata dopo il “no” dei reggini che scomodò persino lo strumento di democrazia che è il referendum popolare: Nel 2003, dei 30.000 votanti solo 186 si espressero a favore della clonazione dei Bronzi di Riace. Poi la paura di perderli ancora per chi li voleva all’Expo di Milano del 2015, chi al G7 in Sardegna. E chi, come Gerald Bruneau, è riuscito a fotografare le due statue con veli addosso, creando grande scandalo nella città dello Stretto. Poi lo scorso anno i festeggiamenti per il 50 dal ritrovamento, dei quali, ad onor del vero, ben poco resta. Forse i guerrieri preziosi avrebbero meritato qualcosa di diverso...
I Bronzi a palazzo Piacentini
Le due statue festeggiano oggi 51 anni dal ritrovamento. Ad ospitarle è il Museo di Reggio Calabria che già dalle prime ore di stamattina ha ricevuto le prime visite, dopo quelle da record registrato nel fine settimana di Ferragosto. Al Museo c’è anche una mostra, ospitata nella sala Orsi, proprio all’ingresso, che racconta il viaggio delle due statue da Riace fino ai giorni nostri, compresa la pausa di restauro a palazzo Campanella, sede del consiglio regionale dal 2009, in attesa dell’ultimazione del restyling di palazzo Piacentini.
Chi erano i Bronzi di Riace
Ma chi erano effettivamente i Bronzi di Riace? A cercare di dare delle risposte a queste domande è anche lo studioso reggino Daniele Castrizio, che è docente di Numismatica all’Università degli Studi di Messina. Al lavoro da anni insieme al grafico Saverio Autellitano. In particolare, secondo lo storico reggino, le due statue rappresentano Eteocle e Polinice, ossia il gruppo dei fratricidi, formato dalle statue dei due fratelli, con in mezzo la madre Euryganeia, le cui preghiere a nulla valsero (perché i fratelli si uccisero in duello) e poi più in là Tiresia l’indovino e la terza sorella, Antigone.
Le due statue sarebbero frutto del lavoro di Pitagora da Reggio e costruite nella città di Argos, così come testimoniato dalla natura della terra in essi contenuta. Ma ad oggi una nuova traccia racconta quale sarebbe stata la loro collocazione. In quale cornice, cioè erano inseriti i bronzi. Castrizio è andato recentemente ad Argos in una missione archeologica per cercare dove sembrava potevano essere state fabbricate le due statue. In una vecchia fornace i resti di una statua che è il calco di quella che potrebbe essere la terza, tra i due bronzi. E confrontandola con la lastra rinvenuta nell’agorà di Argos, l’impronta della statua coinciderebbe. L’ipotesi è che le statue trovassero inizialmente posto nel centro dell’antica città di Argos. Al momento 4 diverse analisi eseguite sulle terre di fusione dei bronzi di Riace hanno stabilito che provengono da Argos.
Come precisa lo storico: «La terra di fusione è la carta d’identità delle statue. Per questo non vogliono accettarla gli studiosi, in questo modo cadrebbero quasi tutte le teorie sui bronzi – e aggiunge - La terza statua c’è e abbiamo iniziato a vederla. Ed è compatibile col gruppo dei cinque, certificato dal Democritos di Atene. I bronzi – chiude Castrizio -sono le due statue più difficili da costruire al mondo e sono state realizzate con dovizia di particolari. Incautamente vengono accostati ai bronzi San Casciano. I bronzi sono opere commissionate da uno Stato e costati quanto gli introiti di un anno dello Stato, per il lavoro di un artista che userà sistemi mai utilizzati prima».
Bronzi: è l’ora del check up?
Sono passati quasi dieci anni dall’ultima supervisione dei bronzi di Riace. È vero che settimanalmente, al museo di Reggio, vengono sottoposti a verifiche base, ma adesso è il momento di andare oltre e di pensare a una verifica più approfondita. Portatore di questa idea è Carmelo Malacrino, il direttore del Museo di Reggio che da due mandati i bronzi li conosce bene. L’ipotesi è stata ventilata dal direttore e forse sarebbe il caso di prenderla sul serio. Tra l’altro lo stesso Malacrino aveva evidenziato di ave fatto già richiesta di fondi e di aver chiesto l’aiuto dell’Istituto per il restauro di Roma. Ma il direttore è in scadenza di mandato e tra qualche settimana, con l’arrivo del nuovo, si potrà sapere di più.