La Corte d’Appello di Reggio Calabria ha confermato la condanna a 4 anni e 3 nei confronti dell’ex consigliere regionale Santi Zappalà, ritenuto responsabile di aver pagato pacchetti di voti ai clan per ottenere l'elezione in seno a Palazzo Campanella nella tornata elettorale del 2010. La sentenza riguarda il sesto troncone dell’inchiesta “Reale 6”.
Confermate anche le condanne per Giuseppe Antonio Mesiani Mazzacuva e Antonio Pelle (4 anni ciascuno) mentre sono usciti assolti, invece, Domenico Arena e Vincenzo Pesce per non aver commesso il fatto (in primo grado gli erano stati inflitti rispettivamente 5 anni di reclusione).


Zappalà, ex sindaco di Bagnara Calabra oltre che consigliere della Provincia di Reggio e consigliere regionale, fu arrestato il 29 aprile del 2015. Al centro dell’indagine un presunto scambio elettorale. La tesi era che vi sarebbe stato un accordo con la cosca Pelle di San Luca per ottenere voti in occasione delle consultazioni regionali del 2010.
Secondo la tesi degli inquirenti alle elezioni per il rinnovo del Consiglio Regionale della Calabria l’ex consigliere, candidato col PdL nella coalizione a favore di Peppe Scopelliti, avrebbe stretto un patto corruttivo con esponenti dei Pelle per ottenere un consistente pacchetto di voti in cambio di “vantaggi”, tra cui quello di una corsia preferenziale per le imprese di riferimento del clan nel settore dei lavori pubblici.


Zappalà, sempre secondo gli investigatori, avrebbe anche pagato 400 mila euro ai Pelle, ai Pesce di Rosarno e agli Strangio di San Luca per garantirsi i voti. Fu poi eletto con 11mila preferenze.